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Recensione: Eppur mi son scordato di me, Paolo Triestino & Lucio Battisti

Eppur mi son scordato di me è il divertente monologo di Paolo Triestino che mette a confronto, con parole e musica, la società degli anni ’70 con quella attuale, grazie anche ad una colonna sonora speciale: le canzoni di Lucio Battisti.

La colonna sonora di un viaggio personale

In Eppur mi son scordato di me è Lucio Battisti il passeggero immaginario di questo viaggio metaforico interpretato e diretto da Paolo Triestino, tra la sua vita da ragazzo pieno di ideali, di sensibilità e di amore per la musica, e il suo presente sconcertante. Il monologo scritto da Gianni Clementi racconta la trasformazione e soprattutto la scoperta di quanto è cambiato tutto ciò che circonda il protagonista Antonio, che si risveglia in ospedale e cerca di riconoscersi nella realtà che gli si presenta. Un espediente per narrare attraverso flashback la vita e la società degli anni settanta e confrontarla con quella di oggi (in cui si muovono personaggi pittoreschi e spietati), grazie alla musica e con l’ausilio di immagini evocative. Un viaggio accompagnato da una colonna sonora che molti hanno amato e tutti conoscono.

Un monologo affollato

Paolo Triestino crea situazioni e personaggi, si sdoppia, si moltiplica con maestria, con umorismo, con amore ed amarezza. Ha in scena come alter ego la sua chitarra e tutti i personaggi che prendono vita dalle sue parole, di cui sa offrire caratterizzazioni molto vivaci. Dialoga con le luci di Giuseppe Megagnini, che riempiono e colorano il palco. La cifra di Gianni Clementi è riconoscibile nelle molte sfumature di cui si tinge il fitto monologare dell’attore, che procede su più livelli di narrazione.

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Tante domande tra ieri e oggi

L’abilità nell’uso delle parole porta a riflessioni sull’antico uso del “cioè”, davvero ridicolo a ripensarci, e l’attuale abitudine di chiamare tutti “fratè”, che indispone l’Antonio di oggi. Ma poi ci si domanda, come mai è così cambiato Antonio oggi, dopo un intervento al cervello? Quale parte di lui è stata asportata? Come mai diventa così forbito, da truce che era? Forse le scelte registiche hanno trasceso il filo conduttore del racconto, che a tratti diventa poco comprensibile. A fronte della metafora musicale, usandone una culinaria, potremmo dire che vengono impiegati molti ingredienti, ma forse poco amalgamati tra loro.

Eppur mi son scordato di me è in scena fino al 14 maggio al Teatro Vittoria di Roma.

Voto: 6

 

Bella G

(revisione e impaginazione Ivan Zingariello)

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