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Recensione: Non aver paura, lo spettacolo che porta l’horror a teatro

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Per la prima volta in Italia Non aver paura …È solo uno spettacolo, un’esperienza che fonde teatro ed esperienze sensoriali, per terrorizzare lo spettatore in sala.

Tre storie da brivido, anzi quattro.

Un curioso esperimento teatrale questo Non aver paura …È solo uno spettacolo, a cominciare dalle “maschere” del teatro che indossano maschere antigas e sigillano le porte della sala impedendo a chiunque di uscire durante lo spettacolo, mentre vengono spente tutte le luci. Sul palco si materializza il veterano Gianni Garko che introduce gli spettatori a questo viaggio nell’orrore, raccontando in varie fasi come trait d’union una storia legata proprio al teatro dov’è il scena lo spettacolo, e presentando le tre storie che lo compongono. Nella prima, La babysitter, troviamo una giovane ragazza (Claudia Genolini) in una villa ad accudire un bebè per lavoro, ma ben presto strane ombre e misteriose telefonate la getteranno nell’incubo. La seconda storia, La pensione, vede l’ospite di una stanza (Luca Basile) che ascolta attraverso il muro il pauroso racconto dell’affittuario della porta accanto, che lo mette in guardia da un’inquietante presenza. Protagonista della terza ed ultima storia, La collezione, è invece una guardia giurata (Yaser Mohamed) di turno di notte per proteggere un’importante collezione d’arte, composta da inquietanti statue che sembrano quasi essere vive…

Un’esperienza multisensoriale

Non aver paura …È solo uno spettacolo arriva direttamente dalla Spagna, dove ha riscosso un notevole successo tra il pubblico, è scritto da Eduardo Aldan e diretto da Ricard Reguant. La versione italiana è stata affidata ad uno che si paura se ne intende, Franco Ferrini, per vent’anni sceneggiatore dei film di Dario Argento. Il progetto artistico è invece di Gianluca Ramazzotti, che tenta così di portare in Italia un genere quasi sconosciuto al nostro teatro, l’horror, che invece ha molta familiarità con la nostra cinematografia, grazie a maestri come Lucio Fulci, Mario Bava o appunto Argento. Non aver paura in realtà non è “solo uno spettacolo”, ma un’esperienza multisensoriale che lo spettatore vive in prima persona dalla sua poltrona in platea e che, improvvisamente, la rende un luogo insicuro, “non sapendo mai chi siede dietro di te”. Non volendo svelare i colpi di scena che compongono lo spettacolo, possiamo però dire che vengono toccati diversi aspetti della paura, che può andare da quella classica del buio a quella degli animali, fino a quella più inconscia e recondita di ognuno di noi. La storia di fondo ha quella sua componente abbastanza inquietante (soprattutto per chi è poco avvezzo al genere), mentre le tre storie portate in scena dai singoli attori risultano nel complesso interessanti e potenzialmente paurose (dipende dalla vostra sensibilità), a cominciare sicuramente dalla seconda, La pensione.

Gianni Garko e il terrore

Gran cerimoniere è il veterano Gianni Garko, il vecchio Sartana degli spaghetti western e protagonista anche di due gioielli dell’horror italiano, La notte dei diavoli (1972) di Giorgio Ferroni e Sette note in nero (1977) di Lucio Fulci. L’istrionico Garko appare e scompare durante lo spettacolo raccontando, anche grazie all’utilizzo di filmati e webcam live, la storia di quel teatro maledetto e terrorizzando psicologicamente il pubblico, anche con un certo gusto sadico. Bravi e credibili i tre interpreti solisti Claudia Genolini, Luca Basile e Yaser Mohamed, terrorizzati protagonisti di veri e propri incubi, e incisivi gli effetti speciali, che si integrano ottimamente con la messa in scena per portare lo spettatore ad urlare di paura. Il risultato è uno spettacolo godibile, innovativo se vogliamo, diverso da quelli a cui siamo abituati e, anche per questo, si sicura presa sul pubblico. Come recitavano i flani promozionali dei film horror degli anni ’60-’70, “da evitare per gli spettatori troppo impressionabili”.

Non aver paura …È solo uno spettacolo di Eduardo Aldan sarà in scena al Teatro Ghione di Roma fino al 14 maggio. Andate a vederlo, ma preparatevi ad urlare e non dimenticate che non saprete chi vi siede dietro!

Voto: 7.5

 

Ivan Zingariello

(foto di Valerio Ziccanu Chessa)

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