Personal Shopper è uno dei film meno commerciali di Kristen Stewart. Questo la valorizza come attrice ma al tempo stesso non le permette di raccogliere consensi unanimi.
Una sorella intrappolata tra realtà e al di là
Maureen (Kristen Stewart) ha appena perso il fratello Lewis a causa di un problema al cuore che affligge anche lei. Questo evento la riempie di malinconia e la convince ad usare la sua sensibilità per captare presenze ultraterrene nella vita di tutti i giorni. La ragazza infatti è una medium (proprio come il fratello) ed è quasi ossessionata dalla ricerca della sua anima: vuole stabilire un contatto con lui e dargli un ultimo saluto. Nel frattempo, però, svolge il suo lavoro di sempre: è una Personal Shopper e sceglie abiti costosi per la ricca e capricciosa Kira, stella del jet set internazionale. Quando professione e “presenze” sembrano incontrarsi, Maureen viene sopraffatta dagli eventi: c’è uno spirito che la perseguita con fare aggressivo e violento? Oppure si tratta di uno stalker? Ma soprattutto, c’è di mezzo suo fratello o le due vicende sono completamente indipendenti? Maureen dovrà fare pace con se stessa e rispondere a molte domande prima di poter davvero ricominciare a vivere la propria vita.
Idea interessante ma non sempre chiara
Personal Shopper è un film diretto da Olivier Assayas, la cui carriera è già stata segnata da opere particolarmente criptiche e non sempre facili da fruire per il grande pubblico. In questo caso l’idea va senza dubbio apprezzata: si parla di morte e del dolore che provoca in chi resta, di anime, di presenze e di delitto in una chiave che resta ben lontana dai soliti cliché. Al tempo stesso, però, i vari passaggi del film appaiono spesso slegati e privi di una forza sufficiente a sostenere un impianto narrativo così complesso. Alcune scene posseggono un piglio thriller che non dispiace, ma poi si cade nuovamente nel giudizio negativo della società moderna, troppo superficiale e omologata dalla rete. Insomma, l’idea di fondo merita un plauso per la sua innovatività ma la realizzazione ha delle pecche che danneggiano inesorabilmente il risultato finale.

Stewart brava nel ruolo della “malinconica”
La pellicola, ambientata per lo più a Parigi, è pervasa dalla malinconia e la protagonista si dimostra all’altezza della situazione. Questo sentimento riveste ogni suo gesto, le sue azioni, i ritmi, la voce e i pensieri. Lo spettatore non è esentato dal provare malinconia e questo, ovviamente, dovrà essere messo in conto. Personal Shopper è un film drammatico e come tale va vissuto. L’aspetto più significativo della pellicola è proprio il percorso interiore vissuto dal personaggio di Kristen Stewart: la perdita del fratello la svuota completamente e fa perdere il nesso causa-effetto in tutto ciò che le capita. La scena finale, sebbene non risulti incisiva come ci si sarebbe aspettati, dimostra che quel percorso si è concluso ma dà anche un giudizio (negativo) alla società moderna: quando si è alla spasmodica ricerca di un “segno”, si è davvero capaci di vederlo ed interpretarlo nella frenetica vita di tutti i giorni?

Personal Shopper (qui la pagina ufficiale Facebook del film) è nelle sale italiane dal 13 aprile 2017. Nel cast anche Lars Eidinger, Anders Danielsen Lie, Nora von Waldstätten e Sigrid Bouaziz.
VOTO: 6
Raffaella Mazzei
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