Per un pugno di sgay è la divertente commedia di Pier Francesco Pingitore con Martufello e Manuela Villa alle prese con il matrimonio del figlio Andrea Dianetti, che gli rivela di volersi sposare non con una ragazza ma con Sebastian Gimelli Morosini.
Una traumatica rivelazione
In Per un pugno di sgay troviamo una famiglia italiana media, i Persichetti, composta dal padre salumiere Maurizio (Martufello), dalla madre casalinga (Manuela Villa) e dal figlio D.J. Luca (Andrea Dianetti). Al di là dei classici problemi che qualsiasi famiglia può avere, dai genitori che discutono tra loro al rimproverò ai figli per gli orari e le scelte lavorative, in questa accade qualcosa di speciale. Infatti Luca rivela l’intenzione di volersi sposare, prendendo un po’ in contropiede i genitori che invece nutrivano più di qualche dubbio sulla sua sessualità. Questo anche per via di un facoltoso zio americano Mike, patron di una catena di locali gay, con il quale il ragazzo ha passato un periodo di vacanza negli Stati Uniti ed al quale si è insolitamente molto legato. Felici per il lieto annuncio, Maurizio e signora si preparano ad accogliere la futura nuora nella loro casa ma, quando la porta si apre, iniziano le perplessità perché l’apparente fanciulla di nome Telly ha un non so che di maschile. Si tratta infatti di un ragazzo (Sebastian Gimelli Morosini) e così, una volta emersa la verità, i padroni di casa reagiscono malissimo, cacciando in malo modo i due giovani ed entrando in una personale crisi esistenziale, un classico dei genitori di figli gay che si chiedono dove abbiano sbagliato o cosa abbiano fatto di male per meritarsi questa “disgrazia”. Qualche giorno dopo arriva però dagli Stati Uniti una notizia inattesa, la morte dello zio Mike seguita dalla notifica del suo testamento, in cui il defunto dispone un lascito di un miliardo di dollari (!) per la famiglia Persichetti… ma a patto che il figlio Luca sposi una persona del suo stesso sesso entro un mese. Inizia così una battaglia di nervi per la coppia di genitori, che dovranno scegliere tra l’enorme e il salvare la faccia con i vicini ed i paesani indiscreti. A complicare le cose ci si mette anche il futuro genero, che dopo essere stato cacciato decide di lasciare loro figlio…
L’ipocrisia davanti ai soldi
Con lo sdoganamento definitivo delle unioni gay negli ultimi anni si sono moltiplicate le commedie, sia al cinema che a teatro, che parlano di omosessualità. In particolare questa commedia, diretta sapientemente da un maestro della comicità come Pier Francesco Pingitore, affronta il tema del coming out ma elevato alla massima potenza. Qui infatti non solo il figlio Luca si dichiara ai genitori, ma lo fa direttamente rivelando l’intenzione di sposarsi con un ragazzo, quindi con un doppio colpo al cuore per i genitori. Se poi ci aggiungiamo il contesto familiare di un salumiere e una casalinga che vivono in un paesino, dove tutti sanno tutto e la facciata conta più di ogni altra cosa, ecco che gli ingredienti ci sono tutti per una commedia che cerca di indagare non solo il rapporto genitori-figli, ma anche l’ipocrisia di convinzioni personali che possono crollare di fronte al “dio denaro”. Il tutto a sostenere la tesi che quando ci sono i soldi di mezzo, tutti noi siamo disposti a tornare sui nostri passi e accantonare il nostro credo. E la dimostrazione arriva dallo spettacolo stesso, in cui Martufello ad un certo punto sveste i panni di Maurizio per scendere in platea ad intervistare il pubblico che, alla domanda «accetteresti il matrimonio per ottenere quei soldi dell’eredità?», risponde compatto in modo affermativo.
L’ottimo cast
Una commedia leggera dove ci si diverte e si riflette grazie ai testi sempre molto attenti di Pingitore e alla verve dei suoi protagonisti, in particolare del navigato Martufello che strappa sempre ampi sorrisi con il suo classico personaggio semi-burino, i suoi giochi di parole, e la sua finta ignoranza. Accanto a lui, al posto di Nadia Rinaldi (protagonista della prima stagione dello spettacolo) ecco Manuela Villa, perfetta spalla comica con le sue perpetue frecciatine nei confronti del marito (chi comanda davvero in casa è lei) e il suo essere madre apparentemente tollerante, ma in realtà legata forse più di Maurizio ad una facciata da mantenere nei confronti dei paesani, tanto da dire che non uscirà più di casa, dopo l’omosessualità rivelata dal figlio. Andrea Dianetti rende il personaggio di Luca credibile proprio in quanto ragazzo qualunque anziché classico gay stereotipato, non lasciandosi andare ad inutili vezzeggiamenti e mantenendo invece una recitazione naturale e non caricata. L’altro ragazzo, Sebastian Gimelli Morosini, resta invece un po’ sospeso nell’ambiguità di un personaggio a metà, non eccessivamente effeminato ma neanche particolarmente maschile (e vestito orrendamente, diciamolo!), con una recitazione forse un troppo impostata e teatrale che un po’ stride nel momento in cui gli altri tre interpreti sono invece connotati da un forte accento e da una certa naturalezza espressiva.
Per un pugno di sgay è quindi una divertente commedia che lascia spazio anche alla riflessione su un tema attualissimo come quello delle unioni omosessuali, in scena fino al 9 aprile al Salone Margherita di Roma.
Ivan Zingariello
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