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Giulio Neglia: rischiate per essere felici

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Giulio Neglia è un giovane attore ma ad attenderlo c’è una carriera ricca di soddisfazioni. La prima? La prima l’ha ricevuta oggi perché è l’unico attore italiano ad essere premiato all’International Filmmaker Festival of World Cinema of London 2017 nella categoria Miglior Attore protagonista dei film in lingua straniera con il film Journey Notes – Appunti di viaggio del regista Andrea Natale. 
Mondospettacolo incontra il giovane attore per raccontare le sue emozioni da premiato. 

Sei il protagonista di fiction di successo e ora vincitore di un premio come miglior attore al Filmmaker Festival of World Cinema of London 2017 , come vivi questo momento?

Questo premio è sicuramente un punto di partenza! Ho 25 anni sarebbe impensabile identificarlo come un punto di arrivo: ho ancora tanti film da fare, tanti teatri da calcare, tanti set da conoscere. Sicuramente il premio da grande slancio e grande lustro ma al contempo mi ha responsabilizzato ancora di più, d’altronde come si può non esserlo? Sfido chiunque a non sentire il peso delle aspettative alzandosi al mattino con sul comodino una statuetta che recita “miglior attore protagonista dei film in lingua straniera” mettendo in conto che la kermesse coinvolge 70 paesi da tutto il mondo, e proprio in questi casi che, però, bisogna rimanere concentrati sul lavoro senza vagare nelle fantasie ammaliatrici del mercato, sicuramente con qualche consapevolezza in più, ma sempre ben centrati sul fare bene con la propria arte, con dedizione, disciplina e amore.

Quale personaggio interpretavi nel corto che ti ha dato la vittoria ?

“Appunti di viaggio” è la storia di ‘Giovanni Del Bello’, un uomo tormentato dal passato, manipolato dal presente, ormai superficialmente ridotto all’impellente bisogno di giudicare, in effetti è questo che fa il mio personaggio: giudicare alberghi. Nello specifico è un critico di strutture alberghiere conosciuto ai più per la conduzione di un talent. La continua e asfissiante indole alla valutazione oggettiva, lo porta quasi ad addormentarsi da se stesso, finendo in un vortice senza senso dove il tempo non ha alcun valore. Solo l’amore, forse, sarà in grado di salvarlo. Ovviamente sono lusingato e ancora emozionato al pensiero di aver vinto questo premio internazionale, a tal proposito non smetterò mai di ringraziare il regista Andrea Natale che ha saputo affidarmi le chiavi di un personaggio drammaturgicamente difficilissimo nella sua eleganza e minimalismo: un personaggio come quello di ‘Giovanni Del Bello’ che da testo, nonostante fosse il protagonista, aveva poche battute, quindi era importante lavorare sul linguaggio non parlato, sulle gestualità, sulle movenze e sui suoi scheletri non raccontati, ma che dovevano essere oggettivamente riscontrabili.

A teatro porti in scena uno spettacolo dal titolo: “Non ti scordar di me”, parlaci di questo progetto?

Sono molto affezionato allo spettacolo “Non ti scordar di me”, che mi vede protagonista nei panni del Dott. Alberto Morini, ‘dottore laureato in psichiatria all’Università di Bologna’, che svegliatosi nel suo studio accusa un grave colpo mnemonico. Nonostante non ricordi assolutamente nulla della sua vita, i suoi appuntamenti quotidiani rimangono invariati, scontrandosi prima con Orlando, uomo delle pulizie di gran cuore e poca cultura, affetto da manie compulsive che sfoga nevroticamente nelle faccende domestiche, e dopo con il signor Vittorio Conti, paziente ansiogeno e affetto da manie di protagonismo. Il testo, scritto da Chiara Bonome, si mescola bene in un complesso gioco di equivoci e incomprensioni ben coreografati dalla regista Marzia Meddi, che ha saputo rendere verosimile il paradosso attraverso la scelta di una recitazione assolutamente minimale, quasi naturalistica. La commedia ha debuttato a Roma un anno fa con successiva tournée grazie all’impegno della produzione Salenzia con i suoi produttori, che tutt’oggi con tenacia, orgoglio ed entusiasmo promuovono e distribuiscono uno spettacolo ben avviato ma che ha ancora tante emozioni da regalare.

Un consiglio che daresti ai giovani che intraprendono la tua stessa carriera ?

Siate consapevoli. In Accademia c’insegnavano ‘prima di conoscere l’arte del saper parlare bisogna conoscere l’arte del saper ascoltare’, ascoltate il mondo, siate curiosi, abbiate il coraggio di mettervi in discussione, di smontarvi e poi rimontarvi, siate detective, provate ad assorbire ogni dettaglio della vita, perché sono proprio questi che fanno la differenza, e imparate a conoscerne le origini, non accontentatevi mai, alzate i vostri standard, sappiate rischiare e sopratutto siate felici. Nulla avviene per caso.

Quale è’ l’obiettivo massimo che ti piacerebbe raggiungere nella vita privata e in quella professionale ?

L’Eternità.

la Redazione

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