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Recensione: Exile Lonelydays #2, in scena la più anomala fuga romantica

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Exile Lonelydays #2 è una commedia in cui due amori si mettono, loro malgrado, a confronto: una coppia fresca e giovane può aiutare una coppia ventennale a ritrovare la sintonia di un tempo?

Un rapporto da recuperare

Il Teatro dei Conciatori mette in scena Exile Lonelydays #2 dal 28 febbraio al 5 marzo 2017. I protagonisti della vicenda sono una coppia di mezza età, insieme da 20 anni, che parte per un week-end romantico in un albergo isolato. Lo scopo è quello di ritrovarsi e recuperare il loro rapporto, il che in un primo momento sembra quasi facile. Eppure un velo di noia e incomprensione fa ben presto capolino: i problemi non sono rimasti a casa. A evidenziare i contrasti sopiti sopraggiungono due giovani fidanzati che lavorano nell’albergo: il loro amore puro e cristallino mostra un sentimento ormai lontano che, probabilmente, non potrà più tornare. O forse sì? Il finale lascia spazio ad una duplice interpretazione che consente allo spettatore di confrontarsi con due facce della stessa medaglia e, perché no, anche con il proprio modo di vedere le cose.

Cast all’altezza delle aspettative

In scena si affiancano quattro personaggi, interpretati da Barbara Folchitto, Marco Quaglia, Emanuel Caserio e Michela De Rossi. Il testo e la regia sono invece di Lorenzo De Liberato. Nulla da eccepire sulle loro performance visto che ognuno incarna egregiamente lo stereotipo che rappresenta: la Folchitto è una moglie annoiata che vorrebbe di più; Quaglia è il classico marito che spera di risolvere tutti i problemi con il sesso, limitandosi magari a nascondere la polvere sotto al tappeto; Caserio e De Rossi, infine, sono due ragazzi giovani e semplici, privi di malizia, senza troppe ambizioni ma d’altronde perfettamente appagati dal loro “oggi”. La storia, sviluppata in un unico atto di circa 80 minuti, si svolge nella stessa camera d’albergo: lo spazio intimo garantito dal teatro dei Conciatori ben si adatta allo stile della vicenda, che regala riflessioni ma anche divertimento.

Uno spettacolo semplice ma “autentico”

Nel complesso lo spettacolo è piacevole e scorre via in modo gradevole. Si percepisce ovviamente una certa semplicità: dall’ambiente alla scenografia, passando per le luci e la musica, non c’è spazio per il superfluo. Questo è al tempo stesso un pregio e un difetto di Exile Lonelydays #2: ne fa intravedere i limiti ma ne esalta anche l’autenticità. Il giudizio finale prende atto di entrambi gli aspetti ma resta decisamente positivo: non sempre servono sfarzi ed eccessi per fare un buono spettacolo.

 

Raffaella Mazzei

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