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Recensione: Barriere da Oscar con Denzel Washington e Viola Davis

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Barriere (Fences) è il film di e con Denzel Washington e Viola Davis tratto dal dramma teatrale di August Wilson, candidato a 4 premi Oscar (miglior film, miglior attore, migliore attrice non protagonista e migliore sceneggiatura non originale).

Dal teatro al cinema

Fences” (Barriere) è un’opera teatrale del 1983 scritta da August Wilson, sesto dramma del “ciclo di Pittsburgh”, rappresentata a Broadway nel 1988 e vincitrice del Premio Pulitzer per la drammaturgia e del Tony Award per la migliore opera teatrale. Wilson già prima di morire nel 2005 voleva portarla sul grande schermo ma solo a condizione che fosse diretta da un regista afroamericano. Dopo averla interpretata a teatro nel 2010 nel ruolo del protagonista Troy Maxson, Denzel Washington decide di dirigere il film e chiama gli stessi attori che avevano recitato con lui: Viola Davis nel ruolo della moglie Rose Lee, Stephen Henderson (l’amico Jim Bono), Jovan Adepo (il figlio minore Cory), Russell Hornsby (il figlio maggiore Lyons), Mykelti Williamson (il fratello Gabe) e Sanyya Sidney (la piccola figlia Raynell).

Stephen Henderson (Bono), Denzel Washington (Troy) e Russell Hornsby (Lyons)

La trama

Troy Maxson è un ex giocatore di baseball che lavora come spazzino a Pittsburgh negli anni ’50. Quando torna a casa fa lunghe chiacchierate nel cortile di casa con l’amico di sempre Jim Bono, la moglie Rose Lee e i figli Lyons e Cory, cercando di prendersi cura del fratello malato Gabe. Troy ostacola il figlio Cory che vuole giocare a baseball temendo che possa essere scartato perché nero com’era successo a lui anni prima (anche se Cory è convinto che fosse stato scartato per motivi di età, non per il colore della pelle). Troy perde la fiducia anche della moglie quando porta a casa una bambina avuta da un’amante e Rose decide di adottare la bambina, ma da quel momento non sarà più sua moglie. Quando Troy morirà la famiglia si riunisce ancora una volta per il funerale dell’uomo, che con tutti i suoi difetti è stato il padre e il capofamiglia, nel bene e nel male.

Denzel Washington e Viola Davis

Marito e moglie

Il rapporto tra Troy e Rose Lee è una delle strutture portanti del film, costruito come una piece teatrale, e anche quello che presumibilmente darà a “Barriere” uno o più Oscar. Denzel Washington è superbo nel ruolo del marito inflessibile, all’antica, vecchio stampo, che si dedica anima e corpo al lavoro e alla famiglia e nello stesso tempo cerca di salvare le apparenze quando si innamora di un’altra donna che aspetta una figlia da lui. Sarà solo grazie all’amico Bono che avrà il coraggio di confessarlo alla moglie, la splendida Viola Davis, che da quel momento rivendicherà una vita propria, non più dedita solo al marito e al figlio, e paradossalmente la sua nuova maternità acquisita che il destino le riserva, anche se non cercata e voluta direttamente, sarà l’occasione per la sua definitiva emancipazione di donna.

Jovan Adepo (Cory) e Denzel Washington (Troy)

Padre e figlio

Il rapporto difficile tra il padre Troy e il figlio Cory è l’altro architrave del film, ci sono altri personaggi secondari (il figlio maggiore Lyons avuto da una relazione extraconiugale e lo zio Gabe), ma è lo scontro con il figlio minore Cory avuto dalla moglie Rose Lee che assume la maggiore importanza nella sceneggiatura. Il padre vede nel figlio quello che lui è stato e non è riuscito ad essere fino in fondo: un grande campione di baseball, per questo lo ostacola, non solo perché è nero e gli vuole bene ma anche perché teme che possa diventare più bravo di lui. Il figlio prima lo rispetta e ubbidisce al padre, poi a un certo punto si ribella e non lo ascolta più: viene cacciato di casa e cerca di costruirsi un futuro nei marines, anche se deve rinunciare alla carriera sportiva, ma poi tornerà a casa per abbracciare la madre. Con il padre invece il rapporto non si ricucirà mai, il figlio non vorrebbe andare nemmeno al suo funerale e sarà solo l’insistenza della madre e l’affetto per la sorellina acquisita Raynell a convincerlo.

Jovan Adepo (Cory Maxson)

Le barriere non sono solo quindi i recinti e gli steccati che il capofamiglia Troy vuole costruire nel suo giardino per difendersi dal mondo esterno ma sono quelle tra padre e figlio, tra marito e moglie, sono le barriere razziali, sociali, culturali che impediscono di comunicare tra loro ai protagonisti di questo film teatrale ambientato quasi esclusivamente nel recinto angusto di un cortile ma capace di aprire orizzonti molto vasti e inaspettati alla mente e all’immaginazione. C’è vita anche al di là del muro e oltre l’ostacolo dell’incomunicabilità familiare. “Famiglie io vi odio, focolari d’intimità, porte rinchiuse” (André Gide).

Questa la Pagina Ufficiale Facebook di Barriere.

Alessandro Sgritta

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