Simone Cristicchi racconta vita, morte e miracoli di David Lazzaretti, il “Cristo dell’Amiata”, fino al 26 febbraio al Teatro Vittoria di Roma, per la regia di Antonio Calenda.
Antefatti e curiosità
Negli ultimi anni c’è stato molto interesse intorno alla figura di Davide Lazzaretti, detto David, predicatore e fondatore della chiesa Giurisdavidica. Tra gli ultimi libri a lui dedicati ricordiamo “David Lazzaretti. Vita, morte e miracoli di un figlio di Dio” di Alessandro Hellmann (Stampa alternativa, 2013) e “Il secondo figlio di Dio. Vita, morte e misteri di David Lazzaretti, l’ultimo eretico” (Mondadori, 2016) dello stesso Simone Cristicchi, da cui è stato tratto questo spettacolo teatrale scritto con Manfredi Rutelli per la regia di Antonio Calenda. In campo musicale da ricordare il brano “Fuori dal controllo” dei Gang a lui ispirato nel disco omonimo del 1997, il jazzista Jimmy Villotti nel 2004 gli ha dedicato il testo e la composizione “In memoria di David Lazzaretti” e nel 2010 i Baustelle hanno inserito un ritratto di David Lazzaretti sulla copertina del loro disco “I mistici dell’Occidente“. Fino al 21 maggio è possibile vedere la mostra “Il Messia dell’Amiata” a lui dedicata con oggetti e cimeli lazzarettisti presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma all’Eur, a cura di Leandro Ventura e Marisa Iori.
L’uomo del mistero
Ci sono uomini straordinari capaci di fermare per un attimo l’ingranaggio della vita, il primo brano cantato da Simone è “L’uomo del mistero“. Siamo sul Monte Amiata, ad Arcidosso, nella Toscana di metà 800, da un “barrocciaio” (carrettiere) nasce il 6 novembre 1834 David Lazzaretti, detto “mille idee”, è tra i pochi che sa leggere (conosce tutto Dante, Omero, Petrarca) ed è stato don Pistolozzi, il prete latinista di Arcidosso, ad avvicinarlo alla lettura, ama ripetere che “preti e frati o son santi o son vagabondi bacati”. Al tempo in Maremma si moriva per la febbre di malaria, Simone canta “Maremma amara“, celebre brano tradizionale toscano dei primi dell’800, riscoperta negli ultimi anni anche da Nada e Gianna Nannini. Il 25 aprile 1848 David vide in un bosco un vecchio frate che gli dice di tenere per sé la sua apparizione e di non dire niente a nessuno, ne parla solo con la madre Faustina, non dice niente nemmeno alla moglie Carola, che l’ha sposato perché diverso da tutti, proprio come San Francesco.
A Roma dal Papa
Simone canta “L’Italia è tutta unita” con la bandiera in mano, il 17 marzo 1861 viene proclamato il Regno d’Italia, ma solo il 2% ha diritto di voto, i parroci hanno predicato l’astensione. David sostiene la giustizia sociale, pratica il bene, ospita mendicanti, parla delle lettere di San Francesco Di Paola. Una notte gli appare un vecchio frate come 20 anni prima, seguono visioni di mostri e animali marini, il vecchio in realtà è San Pietro e lo manda a Roma da Pio IX. David non riesce a parlare col Papa e impreca la Maremma in tutte le possibili declinazioni (vaticana, pontificia e svizzera), quando torna ha deliri, visioni e febbri, gli appare la Vergine Maria, che lo rimanda a Roma dal Papa. Grazie all’intervento di Monsignor Luciani detto “fruga fruga”, collaboratore del Vaticano, finalmente il Papa lo riceve e gli ordina di ritirarsi in Sabina, a Montorio Romano, dove rimane murato in una grotta per 47 giorni e dove gli viene svelato il suo mistero, quello di essere “il secondo figlio di Dio”. Il suo simbolo era costituito da due C contrapposte con la croce nel mezzo, annuncio della sua missione di Cristo “in seconda venuta”.

La copertina del libro di Simone Cristicchi
Ecce homo
Quando esce David diventa un profeta e comincia a mandare lettere ai potenti della Terra, ora tutti vogliono parlare con lui, per alcuni è “un lupo cangiato in agnello”, gli viene dato l’incarico di costruire una chiesa, i volontari lo aiutano ma la chiesa crolla. David si ritira su un rudere al podere del Sanbuco, predica nel Campo di Cristo e trasforma l’indifferenza in partecipazione, la torre è il simbolo dell’alleanza uomo-Dio, vuole formare una società delle famiglie cristiane, gli interessa trovare l’equilibrio tra spirito e materia, dare diritto di voto alle donne, costruire delle scuole in campagna, la sua è una vera e propria rivoluzione in anticipo sui tempi, il capitale è l’uomo, che tende all’infinito. Lo accusano di tutto, piovono denunce, anche se il reato non sussiste, la sua fama arriva in Francia, si contano fino a 5000 seguaci. Il 18 luglio 1871 i carabinieri lo arrestano, la gente grida e sputa, l’avvocato e procuratore Giovanni Salvi lo rimette in libertà. Una ricca ereditiera inglese paga le spese mediche per il figlio Robertino ma il bambino muore durante una operazione. David annuncia prima la fine dell’era dei Papi e gli Stati Uniti d’Europa, poi la seconda venuta di Cristo, viene accusato di eresia e si pente.
La morte
Anche Gramsci, Tolstoi, Maupassant, Lombroso e Pascoli si sono interessati di David Lazzaretti nei loro scritti e studi. Simone si siede sul palcoscenico di fronte al pubblico e cerca di spiegare l’uomo del mistero, l’eretico che viene scomunicato e messo all’indice da Chiesa e Stato. Durante una processione dal monte Labbro ad Arcidosso il 18 agosto 1878, il carabiniere in licenza Antonio Pellegrini di stanza a Livorno lo colpisce a morte sparando sulla folla inerme e provocando morti e feriti (David viene trasportato al villaggio di Bagnore, dove morirà). Cristicchi racconta la storia in modo originale attraverso il ricordo del carabiniere e il suo rimorso di avergli sparato che lo perseguiterà per tutta la vita. Lazzaretti viene sepolto in una tomba anonima a Santa Fiora, a proposito di cui dichiara (e così si chiude anche lo spettacolo) che “non sono tutte uguali le croci dei figlioli di Dio”.

La croce sul Monte Amiata
Dopo “Li Romani in Russia“, “Mio nonno è morto in guerra” e “Magazzino 18“, Simone Cristicchi torna al teatro canzone con “Il secondo figlio di Dio“, che alterna monologhi e momenti cantati come il suo primo spettacolo “C.I.M. Centro d’Igiene Mentale” che raccontava il mondo dei manicomi. Simone si conferma interessato alle figure borderline, ai personaggi scomodi e controversi, non allineati all’ordine costituito e disubbidienti alle autorità, in fondo rimane sempre il cantautore Rufus (suo vecchio alter ego che cantava “Prete”) che poi ha trovato nel teatro il suo mondo espressivo ideale.
Alessandro Sgritta
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