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Recensione: 456 di Mattia Torre, amare risate di vita familiare

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456 di Mattia Torre, l’agghiacciante metafora di una vita vissuta in attesa di un qualcosa che si realizzerà solo in un futuro ipotetico.

Parterre delle grandi occasioni al Teatro Ambra Jovinelli per la prima dello spettacolo di Mattia Torre dal titolo enigmatico 456. Il dubbio sul significato di questi numeri permane fin quasi alla fine dello spettacolo, per poi trasformarsi in una risposta spiazzante. Si svela la metafora agghiacciante di una vita vissuta in attesa di un qualcosa che si realizzerà solo in un futuro ipotetico, mentre nel presente ci sono soltanto incomprensioni, chiusure, grettezza. Rapporti familiari gerarchici, tragici, ancora una volta grotteschi, che causano un riso amaro.

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Bravissimi gli attori che recitano in una sorta di gramelot che miscela siciliano, calabrese, latino, nuovissimo ma con nessuna modernità. Massimo De Lorenzo il padre padrone all’acqua di rose, la moglie Cristina Pellegrino e il figlio sommesso Carlo De Ruggieri, fanno vivere questo linguaggio creato per la pièce, che rende perfettamente il dramma della incomunicabilità. Le parole e i concetti contemporanei rappresentano la diversità. Il piccolo nucleo familiare, composto dalla mater dal pater e da un figlio, vive in una valle isolata visto che per loro la capitale, la città, è solo un luogo di perdizione e perversione.. anche se per il figlio Ginesio rappresenterebbe una possibilità di vita vera. Alla fine arriva l’ospite tanto atteso, interpretato dal possente Michele Nani: per qualcuno sarà la realizzazione di un grande desiderio, per qualcuno lo sfumare dell’unica occasione di avere una vita diversa.

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Spettacolo da vedere assolutamente per le trovate registiche innovative, che sfrutta la presenza costante degli attori sulla scena mentre l’esterno è segnato da punti luce, con l’intero spazio scenico percorso e allo stesso tempo delimitato da un imponente salume, da noci, da un sugo che cuoce sempre! In questo interno casa, così essenziale, così povero ma non disperato, perché la disperazione è altrove. La disperazione è nell’essere ognuno dei tre componenti di questo nucleo familiare, così concentrato su se stesso e nello stesso tempo così dipendente dagli altri. Tutto si ricollega ad una tradizione tipicamente italiana, come italiano è il modo di vivere questa crisi. Uno spettacolo che rende benissimo la poca modernità reale del nostro popolo, questo blocco di chi non vive l’oggi in attesa di un domani che per qualcuno non arriverà e per qualcun altro è rappresentato da qualcosa che ci sarà quando lui non esisterà più, quindi troppo tardi.

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Svegliamoci, non facciamoci abbattere da questi venti di crisi.. il vento soffia, il sugo cuoce… e tutto rischia di rimanere identico o di andare a rotoli se non si reagisce. Questa la Pagina Ufficiale Facebook dello spettacolo 456 di Mattia Torre, creatore della storica serie tv Boris.

Bella G.

(Revisione e impaginazione Ivan Zingariello)

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