La seconda serata del festival di Sanremo è nel segno del riscatto del coatto: da Francesco Totti a Gigi D’Alessio al trio Brignano-Cirilli-Insinna, da segnalare tra gli ospiti Giorgia, Robbie Williams e Keanu Reeves.
La serata si apre con i primi quattro giovani in gara: Marianne Mirage (troppo raffinato per il grande pubblico il suo pezzo firmato da Bianconi e Kaballà), Braschi (musicalmente un giovane Bubola, odiato da Salvini per la canzone sugli extracomunitari, già questo sarebbe stato un buon motivo per farlo passare), puntualmente eliminati, promossi invece in finale Francesco Guasti (una specie di Fabrizio Moro con la barba) e Leonardo Lamacchia (giovane cantautore barese con un pezzo di Mauro Lusini). Dopo l’illusionista coreano Hara, Maria De Filippi passa tipo venditrice ambulante tra il pubblico dell’Ariston a distribuire gadget e portachiavi con il nome di Carlo Conti.
Primo campione la cantante sarda Bianca Atzei (chi c…sei?), il cui pezzo è scritto da Kekko dei Modà, la sua voce è bassa, poi il brano parte improvvisamente per la tangente, molto ritmato, acuti abbastanza fini a se stessi, senza infamia e senza lode. Secondo campione Marco Masini, brano scritto con Zibba e Calvetti che dirige, quasi un rap, “Spostato di un secondo”, pezzo abbastanza insolito per lui. A questo punto arriva sul palco il famoso calciatore della Roma Francesco Totti che presenta Nesli e Alice Paba (lui è il fratello di Fabri Fibra con le orecchie della Raggi, lei anonima vincitrice di The Voice), indifendibili. Entra Sergio Sylvestre ultimo vincitore di “Amici” nato a L.A., vestito come un pugile, un incrocio tra Barry White e Mike Tyson, “Con te” però è un pezzo scialbo e inutile, nel classico stile pop soul r&b, con coro gospel dietro. Maria fa entrare il sig. Salvatore “Turi” Nicotra che in 40 anni non ha mai fatto un giorno di assenza sul lavoro nel suo comune di Catania e per questo viene lodato e premiato dalla “cara Maria”, dice che non tutti i dipendenti pubblici sono dei fannulloni o dei furbetti, un siparietto populista in stile “C’è posta per te”.
Entra Gigi D’Alessio che canta un suo brano abbastanza tradizionale, “La prima stella” sulla mamma. Ho letto che se l’avesse cantato Renato Zero avrebbe vinto il premio della critica, ma una canzone per la mamma Zero l’ha già scritta nel 1989 e si chiamava “Rose”, niente a che vedere con questa banalità. Entra Maurizio Crozza che dimostra di essere in diretta, e interpreta magnificamente il Presidente della Repubblica Mattarella che dà l’incarico di governo a Carlo e Maria, che hanno da soli oltre il 50%. Crozza parla dei giovani in gara che potrebbero essere gli ultimi, in Italia non nascono più figli, prende in giro Totti chiamato ancora “er pupone” che gioca dai tempi di Sivori.
Totti presenta Michele Bravi, vincitore di X Factor nel 2013, personaggio diafano e inquietante con “Il diario degli errori”, un pezzo col testo di Cheope (il figlio di Mogol) che Totti legge “Sciopè” (forse pensava a “Chapeau” o a “Chopin” e voleva darsi un tono). Totti risponde a quiz di Maria e Carlo, la prima sul film “Proposta indecente”, la seconda se scoprisse che il figlio che ha una maglia della Lazio nel cassetto, si rifiuta di cantare l’inno viola per rispetto, racconta di scherzi stile “Amici miei”, immagina cosa farà tra 20 anni (nella Roma o meno), cita “Il piccione” di Povia come la sua canzone preferita di Sanremo (forse per prendere in giro l’aquila della Lazio o forse no, ma oggi ci tiene a sottolineare che non è così, il motivo è che l’anno che vinse Povia c’era anche Ilary a Sanremo), comunque la più brutta canzone della storia del festival (“Vorrei avere il becco”) è assolutamente in linea con i gusti trash del personaggio, per parafrasare il compianto Tommaso Labranca “Francesco Totti era un coatto”, altro che Andy Warhol, però dal cuore d’oro, visto che ha devoluto il suo compenso ai terremotati.
A questo punto entra in scena Paola Turci con un brano scritto in collaborazione con la giovane cantautrice romana Giulia Anania (per il testo), da risentire senza l’arrangiamento dell’orchestra ma sicuramente “Fatti bella per te” è una ventata di freschezza e di modernità nella carriera della Turci. L’ospite internazionale della serata è Robbie Williams con “Love my life”, alla fine fa uno scherzo e bacia in bocca Maria. Arriva Francesco Gabbani con “Occidentali’s karma”, il solito pop dal testo “esoterico mistico” che fa sempre il verso a Battiato (l’anno scorso ad “Up Patriots to Arms”, quest’anno a “Magic Shop”), con un finto gorilla che gli balla accanto, dice “Namastè alè!” e chiude con “Ohm”.
La superospite italiana Giorgia canta “Vanità”, dal nuovo disco “Oro nero” che per la verità non è tutto all’altezza, saluta il figlio Samuel, saluta anche il suo “scopritore” Pippo Baudo, quindi canta i suoi grandi successi “E poi”, “Come saprei”, “Di sole e d’azzurro”, ricevendo molti applausi per la sua bella voce.
Entra Michele Zarrillo che canta “Mani nelle mani” un brano scritto con Giampiero Artegiani (suo ex compagno di gruppo nei Semiramis), niente male, poi è la volta del grande attore Keanu Reeves, che parla di pasta fatta in casa, di hockey, della sua passione per le moto, racconta che per anni non ha avuto una casa, faceva il gitano. Reeves suona anche il basso elettrico accompagnato dall’orchestra e dimostra di saperci fare, la sua canzone preferita è “Va bene va bene così” di Vasco Rossi che ascoltava sempre la sorella.
Chiara sembra migliorata con la cura di Mauro Pagani, più elegante e raffinata, il pezzo dei fratelli Verrienti non è male, anche se c’è già chi parla di sospetto plagio dei Coldplay. Entrano Raige e Giulia Luzi, strana coppia con “Togliamoci la voglia”, testo banalotto ma avrà successo in radio, tra rap di lui e vocalizzi di lei, bella ragazza. Entra il trio Brignano, Insinna, Cirilli che hanno iniziato con Proietti (questi sono i danni della “scuola romana”) cantano “Siamo rimasti in tre, tre briganti e tre somari…”, poi “Intorno a mezzanotte” e “Aggiungi un posto a tavola” ma non fanno ridere manco per sbaglio.
Arrivano i Biffy Clyro, un trio pop rock voce/chitarra, basso e batteria tra Coldplay e Travis, in alta rotazione radio. Conti presenta Sveva Alviti l’attrice protagonista dello sceneggiato su Dalida il prossimo 15 gennaio su Rai1, la sua canzone preferita di Sanremo è “Ciao amore ciao” di Tenco. Al termine della seconda serata rischiano l’eliminazione Nesli e Alice Paba, Bianca Atzei, Raige e Giulia Luzi (tutti abbastanza giustamente questa volta). Dopofestival con Manuel Agnelli degli Afterhours che canta “America” di Paul Simon (dedicata al “medioevo” di Trump) e alla fine anche “Il paese è reale” con Rodrigo D’Erasmo al violino, fanno ridere il finto Roberto D’Agostino coatto (sempre Ubaldo Pantani), e anche il finto Maurizio Costanzo in collegamento. Nel complesso meglio della prima serata, stasera aspettiamo di sentire le cover e gli altri quattro giovani in gara.
Alessandro Sgritta
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