Il 2016 era già stato definito un anno tremendo per le grandi star della musica mondiale che si è portato via, da David Bowie a Glenn Ferry degli Eagles, da Prince a Maurice Evans degli Earth Wind & Fire, fino a Pete Burns dei Dead or Alive neanche tre settimane fa. E oggi alla triste lista si aggiunge un altro gigante della musica, il grandissimo cantautore canadese Leonard Cohen, morto a Los Angeles a 82 anni dopo una lunga malattia. Ma, proprio come Bowie, ciò non gli aveva impedito di pubblicare un ultimo album, You want it darker, appena un paio di settimane fa, debuttando al settimo posto nella chart statunitense e all’ottavo nella hit parade italiana.
La notizia è stata data tramite il profilo ufficiale del grande artista: «È con profonda tristezza che diamo notizia che il leggendario poeta, compositore ed artista, Leonard Cohen è morto. Abbiamo perso uno dei più rispettati e prolifici visionari della musica. Il funerale si svolgerà a Los Angeles in un secondo momento. La famiglia chiede privacy durante questo momento di dolore».
Cohen proprio nel brano You want it darker, che dà il titolo anche al nuovo disco, aveva preannunciato la sua morte con l’inequivocabile frase «Sono pronto, mio Signore». Il mondo della musica perde così uno degli artisti più influenti degli anni ’60 e ’70, che ha segnato insieme a Bob Dylan un’intera generazione, con capolavori come Suzanne e Bird on the wire. Per i più giovani Leonard Cohen resterà invece quello dell’immortale Hallelujah, brano del 1984 coverizzato in tutte le salse da quasi 200 artisti negli ultimi 25 anni (da Jeff Buckley in poi) e spesso utilizzato a sproposito come canto religioso, seppur in realtà il tema portante sia il desiderio sessuale nei confronti di una ragazza, prima della redenzione finale.
Più tardi un corposo approfondimento su Leonard Cohen.
Ivan Zingariello
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