Dopo le repliche dello scorso aprile al Teatro Brancaccino, è tornato a Roma, dal 3 al 13 novembre al Cometa Off, lo spettacolo Pianoforte vendesi, tratto dall’omonimo racconto di Andrea Vitali che, assieme al regista Raffaele Latagliata, lo ha riadattato in un monologo per un solo attore, interpretato da Adriano Evangelisti.
Pianoforte vendesi è ambientato nella città natale di Vitali, Bellano, sul Lago di Como, in una notte speciale, il 5 gennaio 1966, vigilia dell’Epifania. La festa dei Re Magi per Bellano è un giorno da favola, che attira molta gente. In questa atmosfera natalizia, scende dal treno che proviene da Sondrio un ladro di professione, detto “il Pianista” per via delle sue mani magre e le sue dita affusolate. «Fiere, feste di paese sono il suo pane. È lì per quello… per avere la possibilità di rubare qualcosa, portafogli, orologi o un motorino». Il cattivo tempo, che rovina la festa e svuota le strade del paese, porta il ladruncolo a imbattersi in un cartello affisso su un vecchio portone, che stimola la sua fantasia: “Pianoforte vendesi”. Il pianista-ladro, che nella sua mente perversa legge in quella scritta “Pianoforte… rubasi”, spinto dalla necessità di non tornare a casa a mani vuote e con la speranza di rubare qualche oggetto di valore, decide di salire in quell’appartamento che crede disabitato. Ma entrando in quella casa si ritrova catapultato in un incubo, in una notte che «non finirà mai, non finirà più», dove incontrerà… fantasmi… con cui dovrà confrontarsi. Forse il pianista stesso potrebbe essere un fantasma… che «come tutti i morti del paese tornano per fare festa la sera dei Re Magi: l’ultima festa dell’ultimo giorno di vita del paese».
Le scelte registiche di Raffaele Latagliata conducono subito lo spettatore in questo viaggio onirico della mente tra sogno e realtà, scandito dal tempo che batte e, come in un thriller psicologico, ci mostrano le atmosfere soffuse del racconto, senza trascurare i suoi segni umoristici. Immersi in una fumosa nebbia padana, distinguiamo elementi ‘brechtiani’ che aiutano a denotare gli spazi e il rapido susseguirsi delle azioni sceniche: un cartello che ci indica che siamo nella stazione ferroviaria di Bellano, una panchina, lampioni, un cancelletto con le sbarre, un’insegna, un tavolo con un telefono e un mazzo di carte da gioco, e naturalmente il pianoforte-giocattolo. Di grande supporto alle dissolvenze delle sequenze è anche il preciso disegno luci del regista, sebbene con qualche chiaro rimando agli spettacoli di Sepe (con cui aveva lavorato come attore in Carmen): di effetto è il momento in cui sulla scena si vedono solo le mani del pianista-ladro che suona un pianoforte immaginario. Le musiche suggestive, per l’appunto, create appositamente da Patrizio Maria D’Artista, concorrono alla riuscita dello spettacolo, immergendoci in una continua sospensione di mistero.
Il compito più arduo dell’operazione ricade su Adriano Evangelisti, unico attore in scena, chiamato a dar vita a tutti i personaggi del racconto e in primis a condurre per mano lo spettatore, per non fargli perdere il filo di una trama complessa e ingarbugliata. Vestito di nero, segno di neutralità – tradita da una barba bianca incolta –, Evangelisti si affida quindi alla sola forza evocativa della parola e a gesti distintivi per connotare le caratteristiche peculiari del narratore, del pianista, della vecchia maestra di pianoforte Gioietta Ribaldi, del calzolaio e di sua moglie, del maresciallo, del brigadiere etc. È di certo apprezzabile il suo lavoro specifico sul cambio di tono, della voce, delle movenze, del gesto, dei dialetti per diversificare le varie interpretazioni. Curioso è anche ripetere la ‘carrellata delle emoticon’ durante i saluti finali, come nei grandi musical. Ma a volte, in questo gioco di far più ruoli, si rischia di cadere in qualche cliché, se si pensa per esempio alla forzata napoletanità del maresciallo, o addirittura, di non rendere costantemente fluidi i passaggi repentini dei dialoghi tra i personaggi nelle varie situazioni, affievolendo così la continua attenzione dello spettatore alla narrazione tout court.
Forse sarebbe stato più efficace fidarsi del semplice “dire la storia”, come se si volesse raccontare una favola fantastica ai bambini, come ci suggerisce, d’altronde, lo stesso Vitale: «chi vi si avvicina, lettore, spettatore, regista, attore o sceneggiatore che sia, deve farlo in compagnia del bambino che è stato e che continua a vivere, magari un po’ nascosto, nel fondo del cuore».
GTM
Teatro Cometa Off
Roma, dal 3 al 13 novembre 2016
PIANOFORTE VENDESI
Tratto dall’omonimo racconto di Andrea Vitali
Adattamento: Andrea Vitali e Raffaele Latagliata
Con Adriano Evangelisti
Regia: Raffaele Latagliata
Musiche originali: Patrizio Maria D’Artista
Produzione: ARS Creazione e Spettacolo e Fondazione Aida
In collaborazione con Garzanti
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