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RomaFF11: tutto il cinema amato da Jovanotti che non ti aspetti, da Truffaut a Tarkovskij

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Il protagonista degli “Incontri ravvicinati” con il pubblico di ieri pomeriggio alla Festa del Cinema di Roma è stato Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, che intervistato da Antonio Monda alla Sala Sinopoli ha raccontato il cinema che ha amato ma soprattutto ha vissuto attraverso 15 sequenze di film scelte personalmente da lui. Prima di cominciare però Lorenzo ha voluto fare una lista delle mancanze gravi che non ci sono nell’elenco di film da lui scelti, quindi per esempio non ci sono: Kubrick, Sergio Leone, Tim Burton, Terry Gilliam, Bruce Lee, Inarritu, Benigni, Herzog, “Rocky” e “Rambo”, Kusturica, Kiarostami, Kurosawa, Wenders, Ridley Scott, Zemeckis (“Forrest Gump” è tra i suoi film preferiti in assoluto), Spielberg, De Sica, “Novecento” di Bertolucci, Pasolini, Lucas, Jarmusch, Lynch, Chaplin, De Palma, “Scarface” e “Pretty Woman”, Pablo Larrain, i film della Pixar, i film di supereroi, Hitchcock, il cinema civile di Rosi e tanto altro ancora che avrebbe potuto mettere per fare bella figura, invece ha voluto presentarsi come un “ragazzo” di 50 anni e non come un cinefilo.

Antonio Monda e Lorenzo Jovanotti Cherubini (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)
Antonio Monda e Lorenzo Jovanotti (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)
Inizia quindi il viaggio nel cinema amato e vissuto da Jovanotti, questi sono i 15 film da lui scelti:

1) “The Blues Brothers” (1980) di John Landis

Della scena mostrata gli fa impazzire la scelta di far riflettere il pianoforte negli occhiali di Ray Charles, uno dei più grandi di tutti i tempi, è un film pieno di dettagli, la scelta dei costumi è impressionante. John Landis è anche il regista di “Thriller” di Michael Jackson, il primo video che raccontava una storia, che aveva una narrativa, prima i video erano solo una serie di immagini. “The Blues Brothers” sfruttava la fama di questa coppia comica e musicale (John Belushi e Dan Aykroyd) che in Italia esplose dopo il grande successo di questo film, che forse risulta datato per i ragazzi di oggi ma lo emoziona ancora.

2) “Saturday Night Fever” (1977) di John Badham

Scena iniziale con John Travolta che cammina con “Stayin’ Alive” dei Bee Gees in sottofondo. Quando uscì il film era vietato ai minori di 14 anni e lui lo vide da bambino, fu un’epifania musicale, la scoperta di New York, era un film in cui non credeva nessuno, Travolta era un attore di soap opera, dentro c’è il sesso, la danza, il razzismo e all’epoca era improponibile anche per la critica ma il pubblico impazzì e il film divenne un fenomeno, anche i Bee Gees erano un gruppo in declino e tornarono in auge grazie a questo film, che ha una musica meravigliosa, c’è anche il mito della “working class”, Travolta è uno “sfigato” in realtà, il re di un piccolissimo mondo, la sua partner non è bellissima e forse non è neanche una grande attrice.

3) “Kill Bill vol.1” (2003) di Quentin Tarantino

C’è una scena rubata da Woodstock, è un concentrato di idee visive e musicali pazzesco, Tarantino è un mostro tecnicamente, è la prima volta nel cinema che c’è un calcio nelle “palle” di una donna, è la storia di una donna che lotta per riconquistare la sua libertà e l’amore di una madre per la figlia su cui costruisce una giostra di emozioni, il film ha più chiavi di lettura. Tarantino è un “ladro” di immagini, citazioni, dialoghi, ecc. ha una potenza di fuoco e la usa, nel suo ultimo film (“The Hateful Eight”) fa sperimentare la noia agli spettatori per i primi 40 minuti nei quali non succede niente, oggi nessuno ha il coraggio di farlo, ha fatto anche rinascere John Travolta con “Pulp Fiction”.

4) “I 400 colpi” (1959) di Francois Truffaut

Tra i finali più belli della storia del cinema, è il primo film che ha visto ed è venuto qui apposta per questo, è anche il primo film di Truffaut, “400 colpi” in francese significa “fare un gran casino, farne di tutti i colori” e racconta la storia di un bambino difficile, ha visto il film quando era un bambino e si identificava con lui anche se stava vivendo un’altra vita, ma Truffaut gli fece capire che non era solo, la Parigi del film gli ricordava anche un po’ Roma. Nel finale c’è il mare, un elemento semplice e una metafora che funziona sempre. Quando il bambino scappa dal riformatorio corre e guarda il mare, qui Truffaut ha lasciato la testimonianza che la solitudine che si prova da bambini è l’inizio di qualcosa di importante.

Lorenzo Cherubini Jovanotti (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)
Lorenzo Cherubini Jovanotti (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)

5) “…altrimenti ci arrabbiamo!” (1974) di Marcello Fondato 

Film con Bud Spencer e Terence Hill, voleva rendere omaggio a una presenza fondamentale della sua adolescenza, c’era una sala parrocchiale in via della Conciliazione (la “Traspontina”) dove andava spesso e oggi c’è un negozio di souvenir, poi gli piacciono le scene di distruzione nel cinema, che la rappresenta in maniera poetica e non si fa male nessuno, le loro scazzottate rappresentano l’amicizia e la semplicità. Poi Bud Spencer gli ricordava fisicamente il padre e da piccolo glielo faceva sembrare più simpatico.

6) “Stand by me” (1986) di Rob Reiner

Questo è uno di quei film che lo lega di più alla figlia Teresa, la domanda che fa il film è “perché la vita è così ingiusta?”, “esiste una casualità del destino?”, non si sa cosa diventeremo, si possono dare due risposte: rinunciare a vivere o tentare di vivere il doppio, lui sceglie la seconda via ma capisce anche chi sceglie la prima. Antonio Monda gli chiede cosa pensa del Premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan e Jovanotti risponde che non si sente coinvolto, il premio va al signor Zimmermann, non c’è dubbio che i suoi versi e i suoi testi reggano bene anche senza musica e stanno bene accanto a Dylan Thomas (a cui si è ispirato) ma sono tanti e celebri anche i Nobel non dati.

7) “Yuppi du” (1975) di Adriano Celentano

Da sempre è un fan di Celentano, l’attrice protagonista del film (la bellissima Charlotte Rampling) è contemporaneamente la donna da spogliare e la Madonna, come spesso avviene nel cattolicesimo, qui Celentano si improvvisa regista e sfiora il premio per la migliore opera prima al festival del cinema di Venezia. Fu importante anche come operazione di marketing (manifesti, magliette, ecc.) e gli interessa anche per il suo lavoro. La cosa più importante che gli ha insegnato Celentano è la cura dei dettagli senza darlo a vedere, sembra sempre casuale e improvvisato quello che fa e invece è tutto studiato, fa provare e riprovare per ore i suoi musicisti.

8) “Un sogno lungo un giorno” (1982) di Francis Ford Coppola

Il film non ebbe alcun successo, in questa scena si vede cosa succede quando una donna entra nella vita di un uomo, “One from the heart” (il titolo originale) come “Apocalypse Now” (1979) è illuminato dalla fotografia di Vittorio Storaro, qui sviluppa il concetto del film precedente e Coppola passa dall’orrore all’amore, dopo ci tornerà anche in “Peggy Sue si è sposata” (1986), c’è anche la musica di Tom Waits che è in grande forma. Jovanotti ha conosciuto Coppola a casa di Antonio Monda, lo ha visto in una conferenza a New York dove parlava della sua famiglia in modo diverso da un americano anglosassone, perché Coppola è un italoamericano di origini lucane (i suoi nonni erano di Bernalda, in provincia di Matera)

Lorenzo Jovanotti Cherubini (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)
Lorenzo Jovanotti Cherubini (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)

9) “Timbuktu” (2014) di Abderrahmane Sissako

Ha amato molto questo film perché racconta l’integralismo religioso della legge coranica e la trasformazione della società, la radicalizzazione improvvisa da parte di persone che fino al giorno prima giocavano a pallone insieme, loro riescono a giocare anche senza pallone, è un film africano, era indeciso tra la scena del pallone e quella del bambino che voleva fare il rapper e deve registrare un messaggio di minaccia per l’Occidente e non ci riesce, la religione secondo lui in tutto questo non c’entra niente.

10) “La città incantata” (2001) di Hayao Miyazaki

Film di animazione tra i suoi preferiti, Miyazaki è quello che ha inventato “Heidi”, in questa scena la bambina scopre che i genitori sono diventati dei maiali e scappa per poi tornare e ricercare l’umanità dei genitori, è una storia di formazione in cui inserisce degli elementi che gli adulti non capiscono. Il suo è un team (lo Studio Ghibli) che lui ha visitato a Tokyo, è un lavoro artigianale e Miyazaki ha dichiarato che non farà più film perché non conosce le nuove tecniche di animazione digitale, ma speriamo che non sia vero, anche la figlia è innamorata di Miyazaki e il suo cinema è diventato un comune lessico familiare.

11) “Io Chiara e lo scuro” (1983) di Francesco Nuti

Scena in cui Nuti parla del rumore che fa la palla da biliardo quando passa sul tavolo e lo paragona alla musica, ha amato moltissimo il cinema di Nuti per tanti motivi (il suo personaggio, le donne dei suoi film, ecc.), una volta l’ha conosciuto quando faceva “Fantastico” con Baudo e abitava in un residence di fronte al Tetro delle Vittorie, Nuti era molto gentile e ancora non si capivano i problemi che avrebbe avuto in seguito, il suo cinema è stato molto importante per la sua generazione.

12) “Andrej Rublev” (1966) di Andrej Tarkovskij

Non si sarebbe mai detto ma Jovanotti ama molto il cinema di Tarkovskij, che non conosceva fino a 10 anni fa, anche Tarantino ha visto tutti i suoi film, gli piace il tentativo di fare poesia con il cinema, i suoi sono poemi per immagini, gli piace l’idea di uomo perennemente inespresso, il padre di Tarkovskij era un poeta russo. “Andrej Rublev” è un film di quasi 4 ore e di otto episodi, nell’ultimo capitolo (“La campana, 1423”) il ragazzino che era il figlio del maestro campanaro finge di sapere il segreto per costruire le campane anche se il padre non glielo ha mai rivelato ma lui riesce lo stesso a costruire una campana e a farla suonare. Andrej Rublev era un grande pittore di icone, di Tarkovskij gli piace anche l’uso del paesaggio, unico al mondo (ad es. in “Solaris”).

Lorenzo Jovanotti Cherubini (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)
Lorenzo Jovanotti Cherubini (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)

13) “Taxi Driver” (1976) di Martin Scorsese

Ha scelto la sequenza di Robert De Niro (Travis Bickle) che guida il taxi e guarda Betsy (Cybill Shepherd), alla fine dopo averla desiderata e corteggiata si rende conto che lei non è meritevole dei suoi sforzi e si emancipa da lei, il film l’ha visto da bambino perché ha avuto la fortuna di avere due fratelli più grandi di lui. Questo film è pieno di “meme” e potenziali “gif animate”, è un film che racconta New York e Scorsese negli anni ci ha regalato storie bellissime e molto diverse tra loro, ogni tanto ritorna a fare film come “Quei bravi ragazzi”, “Casinò”, ecc. e anche documentari musicali come quelli su Dylan, i Rolling Stones e il blues. Scorsese è anche uno dei due cameramen del mitico concerto di Woodstock.

14) “Mad Max: Fury Road” (2015) di George Miller

Questo film ha avuto un tale successo che il regista è diventato il presidente della giuria all’ultimo festival di Cannes, il suo è un cinema di puro intrattenimento che però non è un concetto “sminuente” rispetto all’arte. Non ha un “plot” narrativo, quasi come un porno, ma c’è il piacere e l’eccitazione dello sguardo, il regista ha più di 70 anni e ha fatto tutti i “Mad Max” con Mel Gibson, oltre a “Babe, il maialino coraggioso” di cui ha scritto la sceneggiatura (e per il quale ha avuto una nomination all’Oscar).

15) “Amarcord” (1973) di Federico Fellini

L’ultimo film scelto da Jovanotti è “Amarcord” di Fellini, la scena mostrata è quella dello zio matto Teo (Ciccio Ingrassia) che è salito sull’albero e grida “voglio una donna!”, Lorenzo confessa di aver rubato l’immagine della canzone “Le tasche piene di sassi” allo zio Teo, quando il bambino gli chiede “cos’hai nelle tasche?” e lui risponde “i sassi”, Teo vuol dire “Dio” e Fellini utilizza l’estetica della religione per dire che Dio è matto, cioè irrazionale, che non ragiona come noi. Anche lui da bambino è cresciuto con una zia che quando lui aveva 10 anni ne aveva 35 ed è rimasta una bambina a vita, si chiamava Silvana. La presenza dell’irragionevole nella famiglia è un dono che Dio ci fa, Monda ricorda che lo scrittore inglese Chesterton diceva che “un matto è una persona che ha perso tutto tranne la ragione”, anche a Lorenzo piace perché è un bastian contrario e ha letto alcuni suoi libri, tra cui alcuni racconti della serie di “Padre Brown”.

 

 

Alessandro Sgritta

 

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