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Recensione: “The Young Pope”, la serie tv di Sorrentino su Sky dal 21 ottobre

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Presentati in anteprima fuori concorso alla 73° Mostra del Cinema di Venezia e ieri in conferenza stampa con regista e attori al The Space Moderno di Roma i primi due episodi di The Young Pope, la serie tv creata e diretta dal regista Premio Oscar Paolo Sorrentino, che sarà trasmessa su Sky Atlantic HD  e Sky Cinema 1 dal 21 ottobre tutti i venerdì alle 21.15 per dieci settimane, in streaming anche su Now TV.

Si tratta di una produzione originale Sky, HBO e Canal+ prodotta da Wildside e coprodotta da Haut et Court TV e MediaPro, già venduta in 110 paesi (distributore internazionale FremantleMedia International), completamente diversa da quello che si vede di solito in televisione, almeno per quello che riguarda le serie italiane. Ogni anno negli Stati Uniti vengono prodotte oltre 400 serie, lo standard medio è molto alto, il budget della serie è stato di 40 milioni di euro e Sorrentino ha avuto la massima libertà realizzativa a disposizione. Del cast fanno parte Jude Law (Lenny Belardo) nel ruolo del giovane Papa Pio XIII (il primo Papa americano della storia), poi Diane Keaton (Suor Mary), Silvio Orlando (Cardinal Voiello), Scott Shepherd (Cardinal Dussolier), Cécile de France (Sofia Dubois), Javier Cámara (Monsignor Gutierrez), Ludivine Sagnier (Ester Aubry) e James Cromwell (Cardinal Spencer).

Conferenza stampa del film
Conferenza stampa del film

Jude Law è perfetto nel ruolo del giovane Papa (eletto ad appena 47 anni), bello e magnetico, il sottotitolo del film è His Religion is Revolution e in effetti il suo arrivo sembra stravolgere le consuete abitudini della Chiesa Cattolica e i tradizionali protocolli del Vaticano. Lenny fuma, beve Cherry Coke, fa battute, all’inizio del film sogna di fare un’omelia scandalosa dove parla esplicitamente di masturbazione, contraccettivi, sesso non finalizzato alla procreazione, aborto e divorzio (un Papa così non si era mai visto prima, nemmeno in sogno, e chissà quanti secoli dovremo aspettare ancora), abolisce il culto dell’immagine come una rockstar che vuole vivere nell’ombra, cita come esempi di grandi “invisibili” Salinger, Kubrick, i Daft Punk, Mina e Banksy, vive di contraddizioni (è allo stesso tempo scaltro e ingenuo, ironico e pedante, antico e modernissimo, dubbioso e risoluto, addolorato e spietato). In conferenza Jude Law si dichiara consapevole delle difficoltà del ruolo, ha seguito le indicazioni di Sorrentino per interpretare un personaggio enigmatico e sfuggente che lascia tutti ad interrogarsi su quello che gli passa per la testa.

Jude Law sul set di "The young Pope" 15/01/2016 sc.XQ ep. X Photo by Gianni Fiorito
Jude Law sul set di “The Young Pope”. Photo by Gianni Fiorito

Silvio Orlando interpreta il ruolo del Segretario di Stato, il Cardinale Voiello, un grande tifoso del Napoli che cita continuamente il Pipita (forse Sorrentino quando ha scritto la serie non aveva previsto il suo trasferimento alla Juventus), qualcuno gli chiede dell’infortunio di Milik e lui risponde che i tifosi napoletani un po’ se lo sono meritato per tutte le maledizioni che hanno rivolto ad Higuain. Silvio Orlando dice che si è sentito come Samantha Cristoforetti dopo la missione nello spazio, non si era mai trovato in una produzione così grande e bella. Papa Pio XIII (il cui personaggio è in parte ispirato a Pio XII, definito “Il Papa di Hitler”) è refrattario alla diplomazia, è stato allievo all’università del cardinal Spencer (teologo conservatore tra i più influenti del Vaticano, candidato a diventare Papa prima di Belardo), dice anche che “una donna non sarà mai Papa”, licenzia il capo della congregazione della fede quando viene a sapere che è gay e si chiede sempre “Cosa ci siamo dimenticati?” mentre prova il discorso di insediamento, che continua a rinviare di giorno in giorno.

La partita di calcio delle suore nei giardini del Vaticano ricorda la partita di pallavolo dei cardinali in “Habemus Papam” di Moretti, ci sono espliciti riferimenti. Sister Mary (la splendida e bravissima Diane Keaton che tutti ricordiamo per “Io e Annie” di Woody Allen) viene nominata segretario particolare del Papa, è l’unica di cui si fida, un giorno si presenta con una maglietta con la scritta “I’m a Virgin”. Il Papa dice “Dio è amore” ma alla fine farà un’omelia molto poco espansiva e rassicurante verso i fedeli, da cui non si fa nemmeno vedere in faccia, un vero e proprio shock per chi lo aspettava in piazza, l’esatto contrario di Papa Francesco, da questo punto di vista molto più vicino all’austerità di Papa Ratzinger o di Pio XII. In un Vaticano composto di uomini vecchi e senza figli il marketing viene affidato ad una giovane donna (Cecile de France), il cui personaggio ricorda un po’ quello di Francesca Chaouqui, mentre Ludivine Sagnier fa la parte di una giovane cattolica un po’ all’antica che non può avere figli e non pensa di meritare di diventare madre. Scott Shepherd (il Cardinal Dussolier) è quello che conosce meglio il Papa perché è cresciuto con lui nell’orfanotrofio di Suor Mary e dice che “all’odore di incenso e morte preferisce l’odore di merda e di vita”. Infine c’è Monsignor Gutierrez, maestro di cerimonie di origine spagnola dall’aria mite e dimessa, estraneo agli intrighi di potere che proprio per questo diventa un confidente del Papa.

Paolo Sorrentino sul set di "The young Pope". Photo by Gianni Fiorito
Paolo Sorrentino sul set di “The young Pope”. Photo by Gianni Fiorito

Sorrentino dice che il clero è sempre stato rappresentato nella sua malvagità mentre lui ha voluto far vedere anche la sua umanità (caratteristica che per la verità era già presente nel film di Moretti, dove però il Papa fuggiva dal Vaticano e andava in mezzo alla gente, mentre Pio XIII si isola e non cerca il contatto dei fedeli, anzi dice di sentirsi molto più vicino a Dio di quanto si senta vicino a loro), in ogni modo il modo in cui sviluppa la storia intorno alla figura del giovane Papa è davvero geniale. Il ragionamento sul clero è dettato dall’urgenza di voler capire e non dalla provocazione fine a se stessa, e questo si vedrà soprattutto negli episodi successivi dice il regista. Chi si aspettava un film di “Sonlentino” come la parodia di Crozza è rimasto piacevolmente sorpreso. Sorrentino non sa cosa rappresenti il canguro in realtà ma la risposta d’ordinanza è che gli piace il confronto tra uomini e animali, il Papa riceve molti regali strampalati. Questa volta ha ricercato la bellezza (che prima si associava spesso alla volgarità) senza paura di cadere in facili estetismi (come era avvenuto nel precedente Youth). I primi due episodi sono molto avvincenti e tengono lo spettatore attaccato alla poltrona, siamo curiosi di vedere anche gli altri otto. Sorrentino ha iniziato a scrivere la seconda stagione della serie e suggerisce di vedere su Sky il film in lingua originale.

 
 

Alessandro Sgritta

 

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