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Uno sguardo su Blair Witch

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Ottobre 1997. Una coppia di registi e autori indipendenti gira un film, un mockumentary horror che diventerà un pezzo di storia nel panorama del cinema horror dei tempi moderni: The Blair Witch Project- Il mistero della strega di Blair.

1994. Nel Maryland, proprio nel villaggio di Blair, tre ragazzi scompaiono nel nulla, lasciando come traccia solo delle registrazioni fatte, proprio da loro durante il loro soggiorno tra i boschi.

Heather, Mike e Josh, tre studenti universitari, hanno l’idea di realizzare un documentario scolastico su una leggenda locale legata alla Strega di Blair; tale strega, Elly Kedward, che veniva definita la causa della scomparsa di alcuni bambini della zona, venne bandita dal villaggio di Blair e scomparve nei boschi.

La misteriosa vicenda viene trattata così dai tre ragazzi, che si addentrano nella foresta per scoprire dettagli al riguardo videoregistrando ogni evento: essi sono gli stessi che poi, nel 1994, la gente non avrebbero più ritrovato.

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2016. James, girovagando su internet, trova un video su Youtube che, a detta di lui, probabilmente contiene l’immagine di sua sorella Heather, scomparsa 20 anni prima nei boschi di Blair per cause sconosciute. Così, spinto dalla curiosità e dalla voglia di rivedere sua sorella viva, James si mette in viaggio per avventurarsi nei boschi con altri suoi amici, Peter, Ashley e Lisa, la quale porta con sé il materiale per poter registrare le loro giornate per un documentario. Al gruppo, si aggiungono anche i due ragazzi che avevano caricato il video misterioso in rete, dando ulteriori informazioni per le ricerche.

Qui comincerà il loro viaggio verso l’infestata e tanto chiacchierata foresta di Blair, in cerca di qualcosa… o qualcuno.

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Se il primo capitolo di Blair Witch aveva rimesso in voga la moda del mockumentary riportandola al successo con un non poco intelligente marketing, risultando originale, autoriale e inquietante, questo seguito perde del tutto le caratteristiche appena nominate. Simon Barrett, che ne ha scritto la sceneggiatura, ha fatto presentare ad essa tanti buchi nell’acqua, banalità e poco realismo delle cose. Il film parte un po’ lento e segue, logicamente, la scia del primo: videocamera a mano, boschi, gruppetto di protagonisti giovani e curiosi, eventi paranormali inspiegabili. La fotografia di Robby Baumgartner è un elemento positivo della pellicola, con riprese che però… con tutti quei giramenti, garantiscono poco allo spettatore la comprensione degli svolgimenti.

Con elementi del primo e tante scene che rimandano moltissimo a ”Rec” di Jaume Balaguerò e Paco Plaza, il nuovissimo lavoro del regista Adam Wingard, però, delude, tedia e non colpisce, cadendo nella mediocrità e nel girone dei contenuti già proposti, visti e uditi, non classificandosi così come un horror godibile e d’impatto.

La tensione del vedo-non vedo è forse il punto più importante, l’emblema di tutto,  ciò che incute timore e ti lascia incollato a guardare fino alla fine, sempre curioso di scoprire quella figura mistica e orrifica di cui tutti parlano e che poi, nel buio della notte, proprio quando meno te lo aspetti, fa la sua comparsa: la strega di Blair.

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