Alla Mostra del Cinema di Venezia sono sbarcati Natalie Portman e il regista Pablo Larraín per presentare il loro Jackie (leggi la recensione in anteprima), in cui l’attrice premio Oscar interpreta Jackie Kennedy, moglie del presidente assassinato a Dallas. Ecco cosa hanno raccontato in conferenza stampa.
Perché ha deciso di realizzare questo film?
Pablo Larrain:“Nel mio paese non siamo legati a questa storia come potrebbero essere gli americani, ma è una storia fantastica. Ricordo di aver letto un rapporto della commissione Warren che descriveva la morte del presidente Kennedy e diceva che Jaqueline era seduta vicino a lui ed è la prima volta che faccio un film su un personaggio femminile. Era una grandssima possibilità avere Natalie”.
Natalie Portman come ha fatto a rispondere al compito di fare un personaggio così differenziato?
Natalie Portman: “Abbiamo girato Jackie negli studi di Besson a Parigi e tutte le mattine vedevo Luc ed è una curiosità. Ne abbiamo parlato tanto del personaggio e lo avevamo notato tantissimo guardando gli spezzoni e gli audio. La sua presenza era diversissima. Era molto più fredda e timida. Il suo tono si alzava e si presentava in modo molto diverso rispetto a quando era la politica moglie del Presidente. Ovviamente fa parte del conflitto quando sai di essere un simbolo per la gente. Mantenere il proprio aspetto umano quando non sei in pubblico è stato difficile, ma Pablo lo ha fatto benissimo”.
Pablo Larrain: “Si hanno le informazioni ufficiali, gli archivi, ma ci sono tantissime cose che non si sanno. Infilare una telecamera nel privato creando una fiction era difficile. Credo che Jackie fosse una persona estremamente misteriosa. Una dei personaggi più conosciuta al mondo. Una paradossale miscela di mistero. Abbiamo cercato di fare qualcosa che stimolasse il pubblico prendendo quello che avevamo e adattandolo. Natalie è stata fantastica nel film, non si capisce comunque alla fine chi fosse Jackie ma perché non è possibile”.
Mi chiedo se il mistero che compare nella struttura del film era intenzionale.
Pablo Larrain: “Si. Abbiamo cercato di fare delle fette di memoria, momenti montati non cronologicamente perché non è una narrazione cronologica, ma privata ed emozionale. È un tentativo di entrare dentro di lei. Si tratta di un film su qualcuno che affronta una crisi profonda. Ci sono delle informazioni che conosciamo già”.
C’è l’elemento della fede molto interessante con il prete. Come ha lavorato anche sull’elemento della perdita dell’innocenza?
Natalie Portman: “È stato uno degli aspetti più personali perché chiaramente e principalmente è una fantasia la conversazione tra Jackie e il suo prete. Sono delle biografie, ma è stata un’invenzione narrativa dello sceneggiatore la chiacchierata con il prete. Ci sono tante cose insieme che lei affronta. La perdita dell’uomo che amava, che pone sempre il dubbio sulla fede. Accade sicuramente in un evento tragico, improvviso e violento. È scioccante quando ci si devono porre queste domande in un’occasione come questa. Il giorno prima scegliere la carta da parati era il problema più grosso, lavorare con John Hurt è stato fantastico. Ha detto delle cose tra le righe che sono state straordinarie ed è la seconda volta che abbiamo lavorato insieme. Non so rispondere alla perdita dell’innocenza, non avevo fatto questo accostamento simbolico nella mia mente. Quello a cui pensavo erano i sentimenti simultanei. È stato eccitante lavorarci. Lei è una giovane donna, una madre, una moglie tradita, un simbolo per tante persone. È una persona che cerca di pensare a come andare avanti. Lei non ha perso l’innocenza”.
Pablo Larrain: “Non è perdita di innocenza, è un trauma a 34 anni”.
Ho avuto modo di vedere “Neruda” a Cannes, come mai in questi film regie così diverse? Natalie Portman considera questo ruolo il più impegnativo?
Pablo Larrain: “Non ho scelto uno stile diverso di regia, ho fatto i film nel modo in cui ho pensato fosse giusto farli. Sono molto diversi e posso dirle che ricordo il primo giorno di riprese per Jackie. Ho fissato il punto delle cineprese e ho fatto avvicinare Natalie finché non è arrivata ad un passo. Il film era Natalie in tutti i modi. È stato difficile avere tante persone per tutto quel tempo, ma volevo che fosse qualcosa di vicino e intimo per sentire quello che aveva provato Jackie. C’è anche qualcosa nel respiro e nella sua stessa esistenza che il cinema può trasmettere. Credo che grazie a quello che ha fatto Natalie insieme al direttore della fotografia abbiamo catturato un’umanità in pericolo. Ecco perché credo ci sia qualcosa da dire con questo film”.
Natalie Portman: “L’ho sentito come il film più pericoloso perché tutti sapevano chi fosse lei e io non avevo mai fatto il personaggio prima. Abbiamo ricreato con esattezza le scene nella Casa Bianca e potevamo confrontarle e questo mi spaventava. Non mi sono mai vista come una grande imitatrice, ma ho cercato di fare del mio meglio ed arrivare a qualcosa che la gente potesse accettare. È inevitabile che ci sono anche io nel personaggio”.
Ci sono stati dei dialoghi scritti da Jackie che avete utilizzato? Natalie hai preparato il personaggio riflettendo su altri film?
Pablo Larrain: “Ci sono un sacco di biografie e c’è un libro di Artur Schlesinger con una conversazione molto interessante. Se prendi il libro c’è il cd con le conversazioni e questo per noi è stato molto importante come materiale di base. Con le biografie succede così, puoi correre dei rischi. Sembra quasi una fotografia, è identico. Abbiamo lavorato e Natalie ha fatto un’interpretazione stupefacente, ma non bastava solo questo volevamo creare un’illusione di dolore, bellezza e desiderio”.
Natalie Portman: “Non ho in realtà visto altri film o altre attrici che hanno recitato in questa parte. Solo lei Jackie in una sorta di tour della Casa Bianca, abbiamo cercato materiale su di lei anche mentre giravamo”.
Il mito di Camelot ha dato forma all’immagine pubblica di JFK, nel film vediamo in che misura Jackie abbia dato forma a questo mito.
Pablo Larrain: “Originariamente c’era questo nel copione. Avevamo lavorato con Noah Oppenheim e volevamo fare in modo che le persone che non erano americane potessero intrecciare un rapporto con questo film. Noi abbiamo lavorato cercando di fare in modo che queste idee fossero comprensibili. Jackie spiega cos’è Camelot. Mia madre aveva 14 anni quando questo è accaduto ed era andata da mia nonna dicendo “hanno appena ammazzato qualcuno” e lei gli ha detto la regina sembra così triste. Per qualche motivo, non capisco il perché, sono stati in grado di creare un’illusione di sangue reale. Hanno unito una nazione con elementi nuovi che prima non c’erano”.
The post Venezia73. Conferenza: Natalie Portman e Pablo Larraín parlano di “Jackie” appeared first on MONDOSPETTACOLO.