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CASAPOUND A TORINO: STANDING OVATION PER RACCA E DI STEFANO

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Torino 2 giugno – Elezioni amministrative: CasaPound Italia,  Marco Racca, candidato sindaco a Torino e Simone Di Stefano vice presidente del movimento e candidato sindaco a Roma , si sono guadagnati gli applausi e una favolosa standing ovation dalle oltre 200 persone accorse al NH Hotel di Corso Vittorio per assistere  alla festa di chiusura della campagna elettorale di CasaPound.

“Morano, Napoli, Rosso, Appendino e Fassino sono tutti della stessa pasta – ha spiegato Marco Racca  – A loro non interessa nulla delle periferie, degli italiani e di chi ogni giorno lotta per cercare un lavoro. Mentre tutti gli altri candidati hanno passato la loro campagna elettorale a fare vuote promesse che non manterranno, io ho aiutato decine di famiglie in emergenza alimentare e abitativa, ho pulito parchi, chiuso buche stradali e cacciato gli spacciatori dalle strade.”

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“Il 5 giugno – ha concluso Racca – possiamo mandare dei combattenti nelle istituzioni a difendere gli italiani. Possiamo tornare a mettere gli italiani al primo posto nelle graduatorie per la casa, lavoro e asili. Torino sta morendo ed è ora di iniziare a difenderla con tutte le nostre forze.”

Dopo l’intervento di Racca, ha preso la parola il vice presidente di CasaPound: Simone Di Stefano, che ha spiegato al pubblico presente in sala, come praticamente sia stato fatto di tutto per osteggiare la discesa in campo dei ragazzi di Casapound. “E’ scandaloso – ha replicato Di Stefano – come a quattro giorni dallo svolgimento delle elezioni, i telegiornali abbiano trasmesso la notizia relativa alla relazione fatta dal presidente della commissione antimafia Rosy Bindi  riguardo i cosidetti  14 politici impresentabili, da questa relazione è saltato fuori anche il mio nome, peccato però, che i telegiornali di regime, si siano limitati a dare la notizia con un semplice Simone Di Stefano condannato per furto,  non spiegando però  che sono stato condannato a tre mesi di reclusione e al pagamento di una multa di cento euro per il furto della bandiera dell’Unione Europea avvenuta nel corso di un movimentato blitz nella sede dell’Unione europea a Roma. Omissione a questo punto chiaramente voluta per farmi passare di fronte al pubblico del telegiornale come uno zingaro che ha rubato il portafoglio sull’autobus.”

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“È stato un gesto politico e lo rifarei anche cento volte”. “Noi rivendichiamo quel gesto. È vero, io quella bandiera l’ho rubata perché per me è uno straccio e non deve essere esposta sui palazzi pubblici, in quanto è causa di crisi e di disperazione per i lavoratori italiani.”

Infine, Di Stefano, ha ricordato come dopo tutti questi anni di attività sul territorio, combattendo in difesa di tanti cittadini, i ragazzi di Casapound, sono finalmente pronti a combattere le loro battaglie anche all’interno dei consigli comunali, con una classe dirigente preparata, matura e determinata.

“Hanno paura di noi, – ha concluso Di Stefano – hanno paura della nostra determinazione e ne avranno ancora di più quando capiranno che noi non ci arrenderemo mai, perché noi non vogliamo estinguerci, perché noi non vogliamo vedere la fine della nostra nazione, ma sopratutto perché ogni giorno che passa, la gente comune, i cittadini della nostra nazione, si avvicinano sempre di più a noi e al nostro progetto.

Alessandro Cunsolo

 

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