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Manhunt: in blu-ray l’atteso ritorno di John Woo all’action

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Addirittura prima dei titoli di testa abbiamo un breve massacro a colpi d’arma da fuoco che manifesta un sapore quasi cartoonesco.

Passato sugli schermi dell’edizione 2017 della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è Manhunt, il lungometraggio attraverso cui il maestro del cinema d’azione dagli occhi a mandorla John Woo è tornato al suo genere preferito, che, grazie ad autentici capolavori del calibro di The killer e Hard-boiled, lo rese celebre tra la seconda metà degli anni Ottanta e la prima degli anni Novanta, tanto da farlo arrivare a Hollywood (non dimentichiamo che sono suoi Mission: impossible II e Face/Off – Due facce di un assassino).

Lungometraggio che è, in realtà, la seconda trasposizione cinematografica di un romanzo di Jukô Nishimura già portato in fotogrammi nel 1976 dal giapponese Jun’ya Satô e il cui plot sembra strizzare non poco l’occhio a quello de Il fuggitivo di Andrew Davis, che ha consentito a Tommy Lee Jones di aggiudicarsi il premio Oscar.

Un plot dal sapore giallo-spionistico, in quanto il tutto prende il via dal legale di una potente azienda nipponica che, comunicata l’intenzione di terminare il suo rapporto di collaborazione con la compagnia, dedita ad affari illeciti, si trova accusato dell’omicidio di una donna, che ovviamente non ha commesso.

Ed è da qui che, in mezzo ad immancabili ralenti, fermo immagine e colombe svolazzanti rientranti tra i marchi di riconoscimento del cineasta cinese, comincia il calvario dell’uomo, impegnato da un lato a sfuggire a spietati sicari femminili intenti a metterlo a tacere, dall’altro a dimostrare la propria innocenza alla polizia.

Perché, con un poliziotto che finisce per allearsi a lui, come avvenuto nella maggior parte dei lavori di Woo sono due protagonisti inizialmente avversari ma poi destinati a lottare insieme dalla stessa parte a dominare la visione, rievocando quel senso di amicizia virile su cui il regista ha costruito un po’ tutta la propria filmografia.

Mentre la sparatoria consumata all’interno di un casolare di campagna si rivela probabilmente la migliore di circa un’ora e cinquanta di visione che, tra un inseguimento a bordo di moto d’acqua, tipici killer dai caschi neri su due ruote e  colto citazionismo dal sapore metacinematografico riferito ai film classici, tira in ballo anche un inaspettato risvolto dal sapore horror, sfiorando in un certo senso la tematica dello zombismo.

Corredato di trailer nella sezione del disco riservata ai contenuti speciali, Manhunt viene reso disponibile su supporto blu-ray da CG Entertainment (www.cgentertainment.it), in collaborazione con Minerva pictures.

 

 

Francesco Lomuscio

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Saverio Martucci live acustico dal Nuovo Teatro Sancarluccio

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Sabato 29 settembre ore 21:00 dal Nuovo Teatro Sancarluccio parte il tour teatrale di Saverio Martucci, cantante polistrumentista con una esperienza vissuta con grandi musicisti jazz come Rita Marcotulli ed indiscutibili maestri come Beppe Vessicchio. Saverio Martucci è un cantautore di una professionalità ed eleganza, nonché bravura, da rappresentare degnamente il nuovo panorama cantautorale italiano.

Cantautore sannita (Benevento, classe 1984) ispirato e innamorato della forma canzone, quella che nasce direttamente dalla melodia più semplice, senza forzature.

Durante gli studi di pianoforte classico al conservatorio Nicola Sala di Benevento è folgorato dal linguaggio poetico e al contempo sovversivo del grande autore Miles Davis. Decide quindi di approfondire tale linguaggio iscrivendosi al triennio di scrittura per organici jazz.

Le prime canzoni sono esperimenti poetici o forse troppo poetici perchè non hanno ancora i caratteri che servono a distinguere un cantautore da altri per originalità e forma.

Con la canzone “Cantabile” conquista la fiducia del Maestro Vessicchio col quale collabora come autore per alcuni nomi della musica italiana e contemporaneamente si esibisce nei concerti del Maestro accompagnato dal “Sesto Armonico” e dal chitarrista Ciro Manna.

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“84 giorni”: a Palazzo Ricca, uno spettacolo per festeggiare il compleanno di Caravaggio

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Domenica 30 settembre (ore 18.30 e 20.15), a Palazzo Ricca, sede dell’Archivio Storico del Banco di Napoli (via Tribunali 214), si festeggia il compleanno di Caravaggio con lo spettacolo itinerante di NarteA “84 giorni – Le ombre di Caravaggio”, scritto e diretto da Febo Quercia, con Mario di Fonzo, Andrea Fiorillo, Daniela Ioia, Matteo Lanzara, Peppe Romano.

Partendo da una fede di credito ritrovata presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, Quercia ricostruisce come in un giallo storico le vicende misteriose legate alla realizzazione di un quarto quadro di Caravaggio a Napoli. Per partecipare all’evento è necessaria la prenotazione ai numeri 339 7020849 o 333 3152415. Costo biglietto: 15 euro.

Il lavoro teatrale conduce il pubblico sulle tracce di uno dei più celebri artisti italiani. Unico indizio: una fede di credito ritrovata presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli. Partendo da questa traccia certa, si ricostruisce scenicamente un mistero lungo 84 Giorni. Tra le strade del centro storico partenopeo, il pittore dissoluto e chiaccherato per le sue ambigue frequentazioni – amante di donne e di uomini, spavaldo nel guardare in faccia la vita come la morte – incontra un uomo senza scrupoli: il mercante Radolovich. A lui, che tenta di rubargli l’anima imponendogli la commissione di un quadro il cui soggetto definisce mediocre, opporrà tutta la sua grandezza d’artista.

Testimonianza certa vuole che Radolovich abbia pagato il quadro in anticipo: 200 ducati. Lo attesta una cedola di pagamento dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. Della Madonna con il bambino in braccio commissionata, però, non è mai stata rinvenuta alcuna traccia. Che cosa accadde tra il tormentato artista Merisi, capace di scrutare tra le profondità e gli abissi dello spirito umano e l’avido mercante? Tante le ipotesi emerse lungo il corso della storia. Si sostiene che il quadro non sia mai stato realizzato, o che sia entrato nella composizione delle Sette opere della Misericordia. Incompiuto o portato a termine da altra mano, le dicerie si rincorrono giungendo fino a Vienna, dove una Madonna del Rosario sembra incarnare esattamente le caratteristiche della commissione di Radolovich. Lo spettacolo guida gli spettatori tra storia e fantasia, muovendosi tra testimonianze scritte e le ombre di un uomo tormentato, che ha fatto dei suoi demoni fulgida bellezza.

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Come la prima volta: un cortometraggio per raccontare l’Alzheimer

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Volto prevalentemente legato al piccolo schermo fin dal suo debutto nella mini-serie televisiva Le cinque giornate di Milano, datata 1970, l’udinese Luciano Virgilio concede anima e corpo all’anziano Oscar, fotografo che, da sempre, ha cercato di fermare il tempo, i ricordi e i pensieri.

È lui il protagonista di Come la prima volta, cortometraggio attraverso cui, basandosi su una storia vera, la regista Emanuela Mascherini – che negli ultimi tempi abbiamo avuto modo di vedere come attrice, tra l’altro, nel collettivo In bici senza sella – conclude il proprio percorso iniziato con i due precedenti Nerofuori e Offline, in quanto spiega: “In entrambi ho cercato di raccontare delle solitudini che si sfioravano senza realmente incontrarsi mai. Ho raccontato ‘amori fluidi’ o ‘non amori’ molto contemporanei. In questo lavoro ho cercato di lavorare per opposizione, di esplorare un rapporto, una qualità di amore dal sapore antico che travalicasse il tempo e lo spazio, che andasse oltre i limiti della ragione e soprattutto della memoria”.

Perché a complicare l’esistenza di Oscar è l’Alzheimer che arriva a colpire la moglie Beatrice, ovvero la Giusi Merli che vestì i panni della santa proto-Madre Teresa nel sorrentiniano La grande bellezza, rapendo ogni forma di memoria, come pure il digitale, e intrecciandosi con la sua ossessione nei confronti della conservazione dei ricordi.

Quindi, “Mentre un’esistenza arriva al suo tramonto oscurando ogni ricordo e ogni identità, l’altra cerca di tenerla in vita e, se non bastasse, riportarla alla luce anche dopo l’assenza” prosegue la cineasta, che sembra mettere in piedi i circa venti minuti di visione subendo la probabile influenza da Away from her – Lontano da lei di Sarah Polley, che nel 2006 vide Gordon Pinsent nel ruolo di un marito alle prese, appunto, con una Julie Christie ammalatasi di Alzheimer dopo una vita trascorsa insieme.

Circa venti minuti lentamente costruiti privilegiando una triste atmosfera enfatizzata dall’abbondanza di interni resi cupi dalla fotografia di Luigi Martinucci e mirati a raccontare un antico amore destinato a volgere al termine, ma anche a rimanere in vita grazie al ricordo di chi rimane.

Fino ai titoli di coda romanticamente accompagnati da una rielaborazione a cura di Matteo Bonechi ed Emanuele Proietti della sempreverde Il nostro concerto di Umberto Bindi.

 

Francesco Lomuscio

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BRIGA E GABRIELLA FERRARI OSPITI A “E CI SEI TU” SU RADIO ITALIA ANNI ’60. CONDUCONO CAROL MARITATO E VINCENZO CAPUA. VENERDI’ 28 SETTEMBRE ORE 18:00.

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Dal 7 settembre sulla storica emittente romana, Radio Italia Anni 60, è ripartita la trasmissione “E ci sei tu”, che vede alla conduzione Carol Maritato e Vincenzo Capua.

In ogni puntata del programma di musica e intrattenimento, sono ospiti autorevoli personaggi del mondo dello spettacolo e non solo. Venerdì 28 settembre, durante la quarta puntata, saranno presenti 2 ospiti d’eccezione: Briga e Gabriella Ferrari.

Briga, pseudonimo di Mattia Bellegrandi, è un cantautore italiano divenuto noto nel 2015 in seguito alla sua partecipazione alla quattordicesima edizione del talent show Amici di Maria De Filippi. Il 19 aprile 2016 è stato pubblicato il primo libro di Briga, intitolato Non odiare me, romanzo autobiografico scritto in collaborazione con Andrea Passeri ed edito da Rai Eri. Lo scorso 18 maggio Briga ha pubblicato il singolo inedito “Che cosa ci siamo fatti”.

Gabriella Ferrari, Miss Sorriso e Consigliere Comunale di Lanuvio, sarà in collegamento telefonico per parlarci del Carol Tribute, evento di musica e spettacolo da Lei promosso dove si esibirà Carol Maritato e che si svolgerà in occasione della Sagra del Vino e dell’Uva sabato 29 settembre.

Il programma “E ci sei tu” va in onda dalle 18 alle 19 su Radio Italia Anni ’60, in frequenza a Roma su 100.5 Fm e in diretta streaming sull’App per dispositivi mobili e sul sito www.radioitaliaanni60roma.it. E’ inoltre tutti i giorni in replica alle ore 14 su Radio Sanremo Web.

Sintonizzatevi tutti, venerdì 28 settembre alle 18:00 sulle frequenze 100.5 di Radio Italia Anni ’60.

Press Office Roberta Nardi
Management The Mac Live

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La casa dei libri: quando l’amore per cinema e letteratura si uniscono

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La casa dei libri è un film della regista spagnola Isabel Coixet (La vita segreta delle parole, Le cose che non ti ho mai detto, Another me).
Anche sceneggiatrice, la Coixet trae spunto dal best seller di Penelope Fitzgerald, La libreria, edito nel 1978.

Il film ha riscosso un buon successo in Spagna, arrivando a vincere ben tre premi Goya (il più alto riconoscimento cinematografico spagnolo): miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale. Merito soprattutto dell’incredibile cast di attori, tutti rigorosamente inglesi, così come l’ambientazione nella britannica Irlanda del Nord, in modo da mantenersi filologicamente aderenti al romanzo di partenza.

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, la vedova Florence Green (Emily Mortimer) si trasferisce in un piccolo e chiuso villaggio del Suffolk inglese, determinata ad aprirvi una libreria. L’occupazione di una delle ville storiche del posto, Old House, per sistemarvi la propria attività, rende Florence invisa a mezzo paese, compresa la donna più potente del luogo, la ricca Violet Gamart (Patricia Clarkson). In aiuto della libraia arriva, però, Edmund Brundiser (Bill Nighy), un anziano signore locale che ama la solitudine e i libri.

La casa dei libri è un film lento. Si prende i suoi tempi per penetrare nella mente dello spettatore, proprio come fanno i libri.
Come nei grandi classici, troviamo una piccola eroina che combatte, un cattivo e un eroe che viene in suo aiuto. Ma, non essendo una favola, il gruppo di esseri umani che affianca di volta in volta la protagonista è complesso e variegato.

Il richiamo ripetuto alle opere di Ray Bradbury (su tutte, ovviamente il capolavoro Fahrenheit 451) allude al beneficio che può apportare la lettura, che apre le menti e approfondisce gli intelletti umani altrimenti inerti. Come quelli del villaggio di Hardborough, nel Suffolk, dove si svolge l’azione.

Quel circolo ristretto di persone che, a fatica, uscivano dal penoso dopoguerra, più povere e disilluse di prima. E che presto si rendono conto di come la libreria di Florence possa cambiare in meglio le loro vite. Eppure, nel momento decisivo, mettersi contro i poteri forti non sarà facile.

Più pièce teatrale che film, nell’opera della Coixet gli attori si muovono con grazia come su un palcoscenico, e lo spettatore si fa piacevolmente coinvolgere dalle atmosfere letterarie, ormai così lontane nel concetto odierno di cinematografia.

La casa dei libri
si rivela un piccolo film indipendente molto ben confezionato, un rinnovato e riuscito connubio tra la letteratura e la Settima arte.

 

 

Giulia Anastasi

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BlacKkKlansman: la storia che torna a ripetersi

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Sull’ondata dell’anti-trumpismo, non poteva mancare un regista come Spike Lee – da sempre attento alle problematiche razziali dell’America di oggi – a dire la sua. Ed ecco che, in occasione del Festival di Cannes 2018, ha fatto la sua apparizione, in concorso, BlacKkKlansman , tratto dal libro Black Klansman, scritto dall’ex poliziotto Ron Stallworth e ispirato a una storia vera, aggiudicatosi il Grand Prix Speciale della Giuria.

La storia portata in scena è, dunque, proprio quella del giovane detective afroamericano Stallworth (interpretato da John David Washington), il quale, pur sognando di poter lavorare, un giorno, alla narcotici, riesce, grazie anche alla collaborazione dell’amico e collega di origini ebraiche Flip Zimmerman (Adam Driver), a infiltrarsi nella divisione della sua città del Ku Klux Klan, fino al punto di sventare pericolosi attentati che qui stavano progettando.

A conclusione del lungometraggio, filmati di repertorio risalenti al 2017 ci mostrano quanto, in realtà, simili episodi di razzismo non siano mai morti e in che modo, ancora oggi, le comunità nere vengano perseguitate. Complice lo stesso pericoloso populismo di Donald Trump.

Un prodotto di denuncia, dunque, questo realizzato da Lee. Di denuncia ma che non rinuncia, allo stesso tempo, ad assumere la forma del poliziesco dalle venature ora drammatiche, ora sorprendentemente comiche. E sono proprio le riuscite gag e saltuari espedienti riguardanti, nello specifico, gli stessi membri del Ku Klux Klan a conferire all’intero lavoro un ritmo accettabile, minato da una sceneggiatura eccessivamente artificiosa (e con non pochi elementi lasciati maldestramente in sospeso) e, soprattutto, da un uso copioso – e non sempre ben calibrato – dei dialoghi.

Dialoghi che non rischiano altro che di appesantire l’intera operazione, facendo così, faticare lo spettatore a mantenere un alto livello di interesse, soprattutto durante la sua parte centrale.

Fortunatamente, la situazione sembra migliorare man mano che ci si avvicina al finale, dove è soprattutto merito di un riuscito montaggio alternato (che ci mostra ora la comunità di neri riunita a commemorare vecchi episodi di violenza, ora una festa dei membri dello stesso Ku Klux Klan) se il lavoro acquista pathos e la situazione complessiva sembra risollevarsi. Stesso discorso vale per i momenti riguardanti gli attentati: Spike Lee fa sentire potente la forza della sua regia e sembra finalmente essere tornato in forma, dopo un (troppo) lungo periodo in sordina.

Che questo suo imperfetto ma sentito BlacKkKlansman sia il preludio per uno scoppiettante ritorno alla ribalta? Solo il tempo potrà dircelo.

 

 

Marina Pavido

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Intervista a Pino Acquafredda, Presidente del Premio nazionale Alberoandronico

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Ancora pochi giorni per partecipare alla dodicesima edizione del Premio Alberoandronico. Tutti lo possono fare con fotografie, poesie, racconti, pittura, cortometraggi, libri. Insomma un Festival delle arti aperto a concorrenti di ogni età. Quest’anno il Premio Alberoandronico si è arricchito di una nuova sezione, quella della pittura. Ne parliamo con il Presidente Pino Acquafredda.

Come vi è venuta questa idea?

All’inizio il nostro concorso era dedicato solo alla poesia e alla narrativa, Nel corso del tempo abbiamo introdotto altre forme d’arte. Dai testi per una canzone, alle fotografie, ai cortometraggi. Da tempo ci chiedevano di aprire alla pittura, cosa che abbiamo fatto con piacere dall’edizione in corso.


Hai citato prima la sezione cortometraggi, forse la più impegnativa. Che tipo di materiale ricevete?

E’ una sezione particolare, ma che ci sta dando soddisfazioni e questo fin dalla prima volta che l’abbiamo inserita. Il materiale che riceviamo ovviamente è molto vario. Per realizzare un cortometraggio ci vogliono delle risorse, dei mezzi, dei macchinari, non bastano una penna e un foglio di carta. E’ arrivato un po’ di tutto: dal corto girato con un cellulare fino a opere di professionisti. Anche in questo caso abbiamo una giuria di alto livello che valuta attentamente le opere, spesso evidenziando vere e proprio chicche. Mi fa piacere ricordare il corto scoperto da Alberoandronico nella passata edizione, realizzato da una scolaresca di Anzio sotto la guida delle loro insegnanti e di Valerio Cicco intitolato L’appello. Lo ritengo emozionante e lascio la valutazione ai lettori di Mondospettacolo.com che lo possono vedere attraverso il nuovo sito www.alberoandronico.net. Posso intanto sottolineare che questo corto è stato anche proiettato poco tempo fa in Via D’Amelio a Palermo, in occasione della ricorrenza della strage in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Lo scoprire talenti ed essere una vetrina di prestigio per molti concorrenti costituisce una grande soddisfazione per Alberoandronico, che ha conquistato uno spazio importante nel mondo della cultura, partendo dai Quartieri di Monte Mario e Balduina.


Da Presidente, a quale sezione ti senti maggiormente legato?

Un po’ a tutte, da quelle di partenza a quelle aggiunte in corso d’opera. Devo dire che quando abbiamo iniziato pensavamo ad una risposta solo dal territorio, invece, sin dall’inizio, il bando si è diffuso in tutta Italia. Insomma, da subito Alberoandronico ha assunto una vocazione più ampia di quella strettamente locale, pur rimanendo ovviamente radicati nel territorio con altre attività culturali, sociali e sportive. Da subito abbiamo sentito la necessità di dotarci di arbitri importanti: sempre scorrendo il nuovo sito il lettore si accorgerà che i lavori partecipanti ad Alberoandronico sono valutati da una Giuria che non ha pari in analoghe manifestazioni. Desidero sottolineare che si tratta di persone che operano con noi sulla base del volontariato. Mi fa piacere anche rimarcare che, oltre che da tutte le province italiane, i nostri concorrenti provengono da molti paesi europei come anche da nazioni lontane quali l’Australia, l’Uruguay, il Brasile, il Sudan e tante altre. Al carattere internazionale va aggiunto quello intergenerazionale: concorrenti ragazzini accanto al giovanissimo, nato il 6 Giugno 1913, Giuseppe Aldo Rossi, tra l’altro cittadino di Monte Mario, che negli anni Settanta è stato autore e sceneggiatore della serie tv sul Tenente Sheridan con Ubaldo Lay. Un personaggio di assoluto valore nel panorama culturale italiano, che partecipa ad Alberoandronico scrivendo bellissime liriche in romanesco.


Quali sono i prossimi obiettivi di Alberoandronico?

Scoprire e far conoscere talenti, promuovere la lingua e la cultura italiana nel mondo e valorizzare il nostro territorio, quello del Municipio XIV Roma Capitale ove abbiamo la sede (a Monte Mario in Via Teresa Gnoli) e dove vive il Pioppo (alla Balduina in Via Livio Andronico), da cui il nome dell’Associazione.


Fino a quando è possibile partecipare al Premio Alberoandronico?

Bisogna affrettarsi, il conto alla rovescia termina il 30 Settembre. Ancora pochi giorni, quindi, per elaborare, scattare, scrivere, dipingere o anche semplicemente tirare fuori dal cassetto magari una poesia scritta tanti anni fa o un racconto breve, o il testo di una canzone. Il regolamento è su www.alberoandronico.net . E’ facile partecipare potendo inviare le opere per posta elettronica. Insomma, basta un click e magari ci si vede agli inizi del prossimo anno alla premiazione che fino ad ora si è sempre svolta in uno degli spazi più belli del mondo: la Sala della Protomoteca in Campidoglio.

 

Susanna Marinelli

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Mihail, il fenomeno electro pop che sta conquistando l’Italia dal vivo ai Magazzini Generali

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“Who You Are” è il singolo di debutto internazionale di Mihail, considerato uno tra i fenomeni musicali dell’anno. In Italia ha raggiunto il primo posto nelle classifiche Airplay italiane (attualmente e dopo 7 mesi dall’uscita discografica, ancora in top 30), numero 1 nelle classifiche indie italiane, 11° posto nelle classifiche TV italiane, #7 in Shazam Italia con oltre 7,5 milioni di Spotify stream e certificazione disco d’oro FIMI, nell’agosto 2018.

Mihail è un artista eclettico nato in Russia e cresciuto musicalmente in Romania, polistrumentista, autore e produttore di spiccato talento. Con tutto se stesso si è dedicato alla creazione di varie forme d’arte: dalla musica alla pittura, dalla fotografia al design. Suona il piano e la chitarra da quando aveva sette anni, ed entra presto a far parte di diverse band come cantante e musicista; i suoi riferimenti artistici si collocano tra Radiohead, FKJ e Asaf Avidan.

Raggiunge il successo in Romania con la hit “Ma Ucide Ea” (tra i brani più trasmessi in quel Paese nel 2015, con oltre 50 milioni di views), e ora è pronto a conquistare le classifiche globali grazie a “Who You Are” che combina influenze funk, blues, e indie pop, con un messaggio emotivo importante, e un ritornello indelebile dopo il primo ascolto.  Il videoclip della canzone è stato girato in un villaggio fiabesco in Transilvania, Cluj-Napoca, e non è basato su alcun copione; Mihail, infatti, ha preferito lasciarsi ispirare dalla canzone, e dalla bellezza naturale del Lago Tarnita e dei suoi paesaggi, provando a ricordare le lezioni di ballo ricevute da bambino.

Durante il concerto si alternerà con il musicista Dan con strumenti e loop creando sessioni multi strumentali. Oltre un’ora di show per presentare, al di là naturalmente del singolo, anche numerose tracce inedite in un mix di pop, electro e alternative.

Sul palco Mihail (voce, piano, synth, pad) e Dan (chitarra, basso, pad).

Sabato 6 ottobre

Dalle 21 alle 23

Magazzini Generali

Via Pietrasanta, 16 – Milano

Euro 25

Infoline 025393948

 

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Ricchi di fantasia: cronache di poveri amanti

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Ricchezza e povertà sono soltanto stati d’animo?

Dopo venticinque anni di vita coniugale chi è che sta ancora insieme per amore?

È vero che sono i mutui e il rancore che fanno andare avanti il matrimonio?

Sono tutti quesiti a cui prova a dare una risposta Francesco Miccichè tramite Ricchi di fantasia, co-sceneggiato insieme al Fabio Bonifacci che lo affiancò al timone di regia del divertente Loro chi? e che vede Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli amanti e rispettivamente carpentiere ed ex cantante.

Amanti che, impossibilitati a lasciare i propri compagni Paola Tiziana Cruciani e Stefano Ambrogi a causa delle ristrettezze economiche in cui si trovano a vivere, vedono cambiare le proprie vite quando l’uomo si convince di essere diventato ricco grazie alla vittoria di tre milioni di euro che è, a sua insaputa, uno scherzo orchestrato dai colleghi di lavoro, comprendenti Paolo Calabresi, desiderosi di vendicarsi dei suoi.

Scherzo che non può fare a meno di richiamare alla memoria quello di cui finiva vittima Franco alias Diego Abatantuono nel cult vanziniano Eccezzziunale… veramente, che finisce per rappresentare soltanto uno dei modelli cinematografici di commedia tricolore del passato ricordati dalla oltre ora e quaranta di visione.

Perché, molto prima di approdare ad un risvolto narrativo chiaramente in omaggio al Miseria e nobiltà con Totò, è una situazione in un certo senso analoga a quella in cui si ritrovava Pippo Franco in Sfrattato cerca casa equo canone di Pier Francesco Pingitore a caratterizzare l’insieme; man mano che i due protagonisti decidono di abbandonare i consorti e la vecchia vita portando con sé il figlio di lei Luigi Imola e quelli di lui Matilde Gioli e Vincenzo Sebastiani, oltre all’anziana madre Valeria Fabrizi, sessantottina pronta ad affermare che negli anni Settanta i ricchi erano comunisti e si scroccava che era un piacere.

Personaggi cui decidono di non rivelare la verità su quanto accaduto neppure dopo averla scoperta, ritrovandosi in un viaggio on the road in cerca di un alloggio dalla periferia romana alla Puglia, fino all’incontro con una coppia benestante costituita da Antonio Catania e Antonella Attili.

Viaggio on the road che non manca di lasciar intuire un vago retrogusto politico-sociale, complici affermazioni che vogliono la sinistra buttatasi sul profitto e i poveri quali unici rimasti a vestirsi bene, in quanto i ricchi si divertono a fare gli straccioni.

Mentre, con il comico pugliese Uccio De Santis presente in un piccolo ruolo, Ricchi di fantasia si concretizza in un’operazione a tratti altalenante per quanto riguarda il ritmo generale e il coinvolgimento narrativo, ma capace di regalare qualche sorriso e, tutto sommato, gradevole.

 

 

Francesco Lomuscio

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L’uomo che uccise Don Chisciotte: sogno e realtà per Terry Gilliam

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Onirico e visionario, passionale e poetico è l’ultimo film di Terry Gilliam, L’uomo che uccise Don Chisciotte, ispirato al celebre romanzo cavalleresco  spagnolo Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.

Ambientato nel XXI secolo, il film riflette, attraverso continui omaggi e citazioni, a tutta la filmografia e riflessioni esistenziali del regista.

Toby (Adam Driver) è un giovane e saccente regista di spot pubblicitari. Sul set del suo ultimo lavoro, in Spagna, Toby s’imbatte nel piccolo villaggio dove dieci anni prima si era recato per filmare la sua tesi di laurea. Toby presto scopre le conseguenze del suo lavoro: il vecchio calzolaio (Jonathan Pryce) scelto per interpretare Don Chisciotte è ormai impazzito e scambia il regista per Sancho Panza, il suo fedele scudiero. A causa di una sfortunata coincidenza di eventi, il giovane si ritrova in una folle avventura, sempre più surreale.

Il film vanta una lunga e travagliata gestazione: per circa venticinque anni la lavorazione è stata interrotta per vari motivi, tra incidenti sul set e problemi di salute degli attori, raccontata nel formidabile documentario Lost in La Mancha. La complessa e sofferta messa in opera ha portato ad un continuo rimaneggiamento della scrittura, oltre che a cambiamenti nel cast.

L’aspetto più interessante del lungometraggio è sicuramente il forte elemento autobiografico: non mancano le critiche allo star system hollywoodiano, al sistema politico e capitalistico americano odierno.

Gilliam, inoltre, riflette sull’essere umano contemporaneo: un po’ Don Chisciotte, un po’ Sancho Panza. È un Giano Bifronte, combattuto e diviso tra il sogno, le illusioni ed aspirazioni e il cinico realismo.

Ad una sceneggiatura ricca di trame e sottotrame, riflessioni e frecciatine, corrisponde un buon ritmo, una curata fotografia e un ottimo cast (in particolare il duo protagonista composto da Pryce e Driver).

L’uomo che uccise Don Chisciotte è un film pieno di amare considerazioni, ma anche di speranza e di sogno, come solo un regista geniale del calibro di Terry Gilliam è capace di regalare agli spettatori.

 

 

Anastasia Mazzia

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MISS EUROPE CONTINENTAL 2018: DANILO BRUGIA GIURATO A NAPOLI PER LA FINALE EUROPEA

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Grandi nomi per la finalissima di Miss Europe Continental 2018, che si terrà a Napoli il 24 novembre 2018 nella splendida cornice del Teatro Mediterraneo alla Mostra D’Oltremare. Arrivano altre conferme, dopo la comunicazione dei conduttori, Veronica Maya e Marco Senise, e l’inviato Gianluca Magni.

Al patron Alberto Cerqua tocca adesso, col suo staff, mettere insieme la giuria dell’evento internazionale clou delle Olimpiadi della Bellezza , e il primo prescelto come giurato d’onore è un volto noto delle fiction, Danilo Brugia.

Popolare grazie a CentoVetrine, l’attore romano si è affermato poi con serie tv come Rossella e  Le tre Rose di Eva 4 tra le tante, teatro e cinema fino alla partecipazione al popolare programma Tale e Quale Show.

E adesso, Brugia farà parte della giuria del concorso internazionale più prestigioso e ambito dalle ragazze di mezzo mondo che vogliono affermarsi per talento e carisma oltre che per bellezza.

<<Ringrazio Alberto Cerqua per avermi scelto, sono felice di questo compito. Ancora di più perchè a Napoli, città che torna spesso a regalarmi soddisfazioni nel lavoro come nel privato. La mia compagna è Alessia Izzo, la figlia di Biagio che sta per rendermi padre per la terza volta>> confessa Brugia, entusiasta. <<La kermesse si propone come  una vetrina, un sogno , un’opportunità importante per le ragazze. E sceglieremo la migliore!>> conclude l’attore.

L’appuntamento della finalissima si preannuncia ricco di ospiti e nomi anche internazionali data la portata dell’evento da grande red carpet.

Lo staff di Miss Europe Continental 2018 e il patron Alberto Cerqua ci tengono a ringraziare sponsor partner che permettono la realizzazione dell’intera macchina organizzativa:SAMSUNG, RAY BAN, AUDI, RED BULL, LEGEA, MASSIMO FIORDIPONTI COUTURE, MISSION BEAUTY, PIRAS’S PARRUCCHIERI

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Blond’s Trip, la terza edizione del festival internazionale di musica elettronica

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Venerdì 5 e sabato 6 Ottobre 2018 presso Casale di Teverolaccio Succivo (CE)
dalle ore 18:00, INGRESSO LIBERO con contributo volontario

In Campania un nuovo festival internazionale di musica elettronica raffinata, evoluta, pensata.
Dopo anni di assenza torna con vigore un grande evento di Electronic Music di derivazione glitch pop, ambient, dance e rock.

La direzione artistica è a cura di Peppe Guarino già alla guida del Rockalvi Festival, noto a più per il grande lavoro svolto in questi anni con l’Associazione Camilla la Stella che Brilla Onlus che raccoglie fondi a favore dei bambini affetti da malattie rare.

La terza edizione del Blond’s Trip si svolgerà il 5 e 6 ottobre nella splendida cornice del Casale di Teverolaccio a Succivo (CE) con ingresso gratuito [con contributo libero].

Il festival, prodotto senza finanziamenti pubblici ma che gode del patrocinio morale del Comune di Succivo, è nato per omaggiare un amico dell’associazione ArteNova prematuramente scomparso e punta a creare aggregazione e cultura musicale con l’intento di rendere l’affascinate Casale la prima casa stabile per un festival di arti elettroniche.

Di seguito il cast:

Venerdì 5 ottobre
ore 19:00 Apertura Porte // Radio Blond’s Trip
Plouf (IT) live set
Hz Connection 432 (IT) live set
Mr. Silla (Múm) (IS) live set, data unica Sud Italia
Anchorsong (J) A/V live set, data unica Sud Italia
Sandro S & Joe Es (Live + Djset)

Sabato 6 ottobre
ore 18:00 Apertura Porte // Radio Blond’s Trip
The Delay In The Universal Loop (IT) live set
FLEE (Ferrara Luigi/Emanuele Errante) (IT) live set
Platonick Dive (IT) A/V live set
Perdurabo (Apparat) (IT/D) live set, data unica Sud Italia
Paska Namless (IT) live set
Molte le attività collaterali ai concerti. Ci sarà Area Food, Area Relax, Stand Artigianali, Etichette discografiche, Associazionismo. Due mostre fotografiche di Nicola Mottola dal titolo “Paese mio che mi sei vicino” e “Crackling Water” di Federica Di Lorenzo mentre il disegnatore Kevin Scauri presenta la mostra “Immagini chiassose per timpani visionari”.
Non ultimo un esperimento dal vivo di MusicaTerapia dal titolo Movement Vibration: l’esperienza di musicoterapia vibrazionale di Hzc 432, proposta con successo in alcuni festival europei, arriva anche in italia al Blond’s Trip. Un’esperienza “allenante” consistente in un connubio tra musicoterapia vibrazionale e movimento consapevole, con l’obiettivo di coordinare corpo fisico, corpo emozionale e corpo spirituale. Ad ogni fase dell’attività motoria basata sulla percezione del proprio essere in contino divenire, corrisponde una frequenza acustica specifica, poichè tutte le parti del corpo umano vibrano secondo una differente oscillazione.
La partecipazione è a ingresso limitato e su prenotazione.

BLOND’S TRIP sostiene la Camilla la Stella che Brilla ONLUS
www.camillalastellachebrilla.com
Chiediamo di destinare il 5 per mille a Camilla la stella che brilla ONLUS: con un piccolo gesto non gravante sulla vostra economia, sosterrete la nostra causa; comunicate a chi compila la vostra dichiarazione dei redditi i seguenti dati:
Camilla la stella che brilla onlus, Codice Fiscale n° 95102320637.
In tutte le serate targate Rockalvi Festival sarà possibile lasciare la propria DEMO, oppure scrivete a rockalvi@live.it

 

BIOGRAFIE ARTISTI

Plouf
E’ il moniker di Luca Maria Stefanelli, compositore e polistrumentista, studente della classe di Musica Elettronica del conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.
Frontman della band Kafka sulla Spiaggia, si cimenta per la prima volta in un lavoro diametralmente opposto; il mondo della musica elettroacustica. Ambient e drone Music immersi in gestualità improvvisative per ipnotizzare l’ascoltatore e condurlo in un altra dimensione sonora.

Mr. Silla
Il progetto Mr. Silla è composto dagli islandesi Sigurlaug Gísladóttir, conosciuta come membro dei seminali Múm, e Snorri Helgasson già nei Mice Parade e Low Roar.
Influenzati dalle sonorità dei loro gruppi di appartenenza il duo disegna, col suono, paesaggi eterei ed esplorativi che richiamano la loro terra di origine. Con l’album, pubblicato a marzo scorso e registrato e prodotto da Mike Lindsay e Sigurlaug Gísladóttir in Reykjavík e Londra, ha ri-attualizzato il suono glitch-pop che ebbe un gran successo agli inizio dei 2000.

Anchorsong
Giapponese di base a Londra. Anchorsong – aka Masaaki Yoshida – è diventato globalmente riconosciuto per i suoi spettacoli dal vivo. In molti definiscono i suoi set “come la performance di un pittore che disegna su una tela bianca mentre crea musica elettronica dal vivo usando un campionatore (MPC2500) e una tastiera”. Ex chitarrista in una rock band compone e suona in maniera vibrante, con calore e e in maniera avvincente. Anchorsong ha condiviso il palco con artisti strabilianti come Bonobo, Prefuse 73, DJ Krush, Daedelus, Gonjasufi, Jaga Jazzist e suonato in i luoghi prestigiosi come il Queen Elizabeth Hall e The Roundhouse a Londra oppure al prestigioso SXSW festival.

Sandro S
Alessandro Salma aka Sandro S è un producer napoletano old school che suona deep techno emozionale. Le sue release discografiche sono pubblicate da molteplici label: CibiCaldi Records, Defected, Hotfingers, Cold Busted, Aluminiumrecords, Music For Dreams, Irma records, Conya Records, IRecords, King Streetrecords, Club Star records, Caballero recordings. Ha condiviso la consolle e collaborato con artisti del calibro UnisonoFX, Lostrocket , Dj Pippi, Barbara Tucker, Flunk, Kenneth Bager e Pierre Ravan.

Paska Namless
Fin da piccolo appassionato di musica inizia a muovere i primi passi come chitarrista in diverse band. In seguito sposta la sua attenzione verso la musica eletronica entrando poi a far parte del collettivo napoletano underground “Nameless Soundsystem”, un progetto contro-culturale di musica tekno. Partecipa a diversi event in Italia e in Europa e l’ esperienza culminerà con la pubblicazione dell’album “Trinacria vs Nameless” prodotto con Claudio Hesed (ATM) producer/dj siciliano tra i maggiori esponenti della scena underground tekno, e Wosh altro membro del collettivo Nameless soundsystem. Le performance live di Paska sono caratterizzate da sonorità che spaziano dall’acid-tekno all’electro, fino alla tribe e drum&bass.

HzC 432
L’ eclettico collettivo HzC 432 nasce nel 2014 nelle strade di Napoli e subito partecipa a svariati buskers festival ed handpan festival, portando la musica elettronica, la musicoterapia ed il suono dell’handpan nelle piazze italiane ed europee. Frequenti sono le collaborazioni esterne con vari artisti quali videomaker e performer, ma i contesti preferiti dalla band restano comunque quelli dove l’uomo si riconnette alla natura nella ricerca della propria essenza.
The Delay In The Universal Loop
The Delay In The Universal Loop è il moniker del producer 23enne Dylan Iuliano. Due album e due EP alle spalle (il primo pubblicato a soli 17 anni) e vari tour tra Stati Uniti ed Europa, suonando anche in festival come il CMJ a New York e il roBOt a Bologna e condividendo il palco con decine di artisti tra cui SHIGETO, Rival Consoles, Donato Dozzy, IOSONOUNCANE, Mr.Kitty, Douglas Dare e molti altri.

FLEE
Flee è il side project dei compositori Ferrara Luigi aka Plastic Penguin ed Emanuele Errante, noto ai più per gli incredibili album su etichetta tedesca Karaoke Kalk e per aver lavorato con Dakota Suite e gli ELEM di Marco Messina dei 99 Posse. Il loro stile varia dall’ambient-drone alla glitch music passando per il kraut di fine anni 70.

Perdurabo
Davide Arneodo è italiano ma vive e lavora a Berlino e con Jörn Wähner forma il duo Perdurabo. Il primo era nei Marlene Kuntz mentre il secondo è attualmente nella band di Apparat. Hanno collaborato con Skin (Skunk Anansie, Howie B, Placebo, Breton ed Einstürzende Neubauten. Oltre mille concerti in giro per il mondo, pubblicazioni per molte etichette major e compositori per conto dei videoartisti Masbedo. Le loro opere sono esposte Lugano Contemporanea, Art Basel, Biennale di Venezia e Indeependance. Compone musiche per il Teatro Stabile di Torino, Accademia degli Artefatti, Teatro di Roma, Volksbühne Berlin e Théâtre de la ville de Paris dove si cimenta anche come attore. Il suono dei Perdurabo non è facilmente etichettabile: ricamano atmosfere ultraterrene, creano suoni dalla sensibilità ipnotica e melodica. Ricercano il bello, sono poliedrici e dalle mille anime.

Platonick Dive
Livornesi di stanza a Milano. La loro musica elettronica è dai ritmi e suoni sognanti, con chitarre e synth che supportano la voce solista per un’immersione terapeutica completa. Il suono è estremamente riconoscibile, personale e contemporaneo. “Il loro ultimo album dal titolo “Social Habits” è composto da dieci tracce. Dieci storie diverse di vite vissute, dieci frammenti in cui è possibile identificarsi e perdersi allo stesso tempo, ma anche trovare speranza e nuove energie.

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Napoli’Den İstanbul’A (Da Napoli a Istanbul)

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Gala internazionale per il Calendario Di Meo, 17ª edizione

Sabato 17 novembre, ISTANBUL Çiragan Palace

Un progetto dell’associazione culturale “Di Meo Vini ad Arte”

 

La cultura e le architetture, le musiche e il caffè, il golfo e il bosforo, i canti processionali lungo le basiliche e le preghiere dei müezzin nei minareti. È l’essenza del Mediterraneo.

Napoli’Den İstanbul’A, appunto da Napoli a Istanbul. È questa l’avventurosa navigazione suggerita per il 2019 dall’associazione Di Meo Vini ad Arte presieduta da Generoso Di Meo – già insignito dalla Camera dei deputati dell’Italian Talent Award per il suo ruolo di ambasciatore del made in Italy – che il 17 novembre avrà la sua cerimonia internazionale al Çiragan Palace di Istanbul, la sontuosa residenza voluta dal sultano Abdülaziz. Un gala di valore mondiale a cui parteciperà un parterre di artisti, intellettuali, celebrities, studiosi, durante il quale verrà presentato ufficialmente il calendario che rende concreto, sensibile e elegante il gemellaggio tra Napoli e la città cerniera Europa|Asia.

Nel vorticoso viaggio visivo sulla rotta che conduce dai palazzi dei decumani cristiani ai quartieri antichi dell’islam interviene il fotografo Massimo Listri che con occhio sensuale e diligente ritrae in dodici inquadrature ad hoc scene, storie, emozioni e personaggi che riassumono la convivenza, la rivalità, il dinamismo delle due capitali. Dal Topkapi Palace al dipinto dell’Ambasceria turca a Napoli (opera di Giuseppe Bonito custodito nel Palazzo Reale di piazza Plebiscito); dalla Moschea Kilic Ali Pasa al Ballo dell’ape nell’harem conservato nel Museo di Capodimonte. Fino al Palazzo di Venezia (sede dell’ex ambasciata italiana a Istanbul), agli hamam alla Cisterna Basilica di Sultanahmet. Ciascuna fotografia gode di un testo narrativo|emotivo a firma di rare personalità: tra le altre, Ilber Ortayli, Rosita D’Amora, Dinko Fabris, Nedim Gürsel. Un’intesa cosmopolita che nei secoli è stata crudele, per via del business degli schiavi nel Seicento documentato nei carteggi protetti nell’Archivio storico del Banco di Napoli, e però anche comica: prima con la farsa Nu turco napulitano di Eduardo Scarpetta (1888) poi con l’adattamento cinematografico Un turco napoletano (1953), di cui fu protagonista Totò. Che nel suo certificato di nascita riuscì a essere riconosciuto quale Principe di Bisanzio (nonché della risata). E ancora, la relazione espressa nelle canzoni e nel teatro d’opera, e nelle statuine del presepe, e nelle mutazioni dei nomi: Parthènope_Neapolis_Napoli, da un lato. Dall’altro, Bisanzio_Costantinopoli_Istanbul.

Reciproche testimonianze millenarie di una familiarità dei territori che il mondo moderno non può trascurare. E che proprio di recente sono state riportate a galla dal lungometraggio Napoli velata diretto da Ferzan Ozpetek.

L’edizione numero 17 del Calendario Di Meo – tra le precedenti edizioni si possono ricordare Lisbona, Vienna, Mosca, Parigi, Marrakech, Londra – pone una accanto all’altra due popolazioni che già a tavola trovano simbiosi. Dal caffè al pescato fresco alle evoluzioni della pizza. È, dunque, un esperimento ogni volta elettrizzante, la mission svolta dall’associazione Di Meo Vini ad Arte, che stagione dopo stagione trova partner e sostenitori e aficionados che non vogliono mancare alle serate di lancio internazionale del prestigioso oggetto da collezione. Che è, indiscutibilmente, un ponte privilegiato per la conoscenza e la convivenza culturale contemporanea.

A Istanbul, nella cerimonia programmata per sabato 17 novembre, il vortice della danza collettiva avrà quale fonte privilegiata Ayhan Sicimoglu e la sua band di 11 elementi che pulsa un mood turco-latino-cumbia: ne sono sintesi İstanbul pas Costantinople, Birakma Beni (quasi derivasse da Underground di Emir Kusturica), Historia de un amor (hit di Luis Miguel). A seguire, il guru della consolle Dj Ghiaccioli e Branzini, originario di Torino e già autore di remix per Fabi|Silvestri|Gazzè e per Peppe Voltarelli, abilissimo nel frullare beat vintage, atmosfere jazz e polmoni funk.La baia e lo stretto. Le tammurriate e i dervisci. I maccheroni e le dolma.

Napoli’Den İstanbul’A.

www.dimeo.it | www.dimeoviniadarte.it

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Kami Beach: club supremo dell’estate 2018

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Una vera e propria filosofia del divertimento

 Sabato 29 settembre ore 23:30, The Closing Party

 

Il Kami Beach si conferma club di riferimento dell’estate e della night life partenopea, dopo aver regalato ai suoi affezionati, anche per questa stagione, eventi unici e di grande interesse.

Serate di alto livello tra ospiti, spettacoli, djs, dancers, e tanti effetti speciali hanno animato l’estate 2018 del club di Varcaturo.

Eventi vissuti intensamente dal fedele pubblico partenopeo.

Ad impreziosire questa incredibile stagione del Kami Beach sarà uno show che fonderà ancora una volta buona musica, sano divertimento e tanti effetti speciali.

“Come tutte le cose belle, hanno una fine…e come da tradizione vogliamo salutarvi nel migliore dei modi… sabato 29 settembre ci sarà The Closing Party” – spiegano gli organizzatori.

 Il Club di successo dell’estate partenopea

Il successo ulteriore anche per questa stagione estiva è la conferma del meticoloso lavoro di squadra che lo staff del Kami Beach porta avanti da 3 stagioni.

Grazie ad un’attenta programmazione, la location è adatta a qualsiasi tipo di evento, avendo come punto cardine l’intrattenimento di qualità con musica, spettacolo e divertimento per i giovani di Napoli e dell’intera provincia partenopea e casertana.

Nonostante le difficoltà che il territorio porta con se il gruppo di lavoro che ha portato il Kami ad altissimi livelli è riuscito a soddisfare il proprio obiettivo organizzando un format d’intrattenimento perfetto per tutti.

A confermare di tutto ciò sono i flussi di persone che hanno inondato e accompagnato il cammino estivo del Kami Beach.

Location ideale anche per eventi privati, e stabilimento balneare con più servizi per eventi di vario tipo, Il Kami Beach si presta con un ristorante in riva al mare.

Una struttura che unisce tradizione e comfort per la realizzazione di eventi indimenticabili.

Un Beach Club che si rinnova ogni anno, stupendo i suoi clienti anche questa stagione.

Kami Beach è parte integrante del network Varca D’Oro, una consolidata partnership che dura da 3 anni e che per i prossimi regalerà tante novità al pubblico.

 Link Video: https://www.facebook.com/KamiBeachSaturday/videos/246331756050204/

INFO

Quando: sabato 29 settembre ore 23:30

Dove: Via Marina di Varcaturo, 43 a Giugliano in Campania

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Prosegue il momento d’oro degli Shanguy

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Prosegue il momento d’oro degli Shanguy. Sabato 22 settembre sono stati tra i principali protagonisti di Roztańczony PGE Narodowy, il più importante festival musicale polacco, svoltosi allo Stadio Nazionale di Varsavia alla presenza di 50mila persone, con diretta televisiva sul canale Tvp, la tv statale polacca. La Polonia è ormai una vera e propria patria d’adozione per gli Shanguy, basti pensare al recente raggiungimento in loco del disco di platino per il loro singolo “La Louze”.

Sabato 29 settembre gli Shanguy saranno tra i protagonisti di Wake Up Festival, in programma al Parco Commerciale di Mondovico a Mondovi, in provincia di Cuneo. Gli Shanguy suonano insieme a Dimitri Vegas & Like Mike (i dj alfieri di Tomorrowland), Headhunterz, Mattn e Merk & Kremont.

Shanguy è un progetto nato nel 2017, capace in pochi mesi di scalare le classifiche di tutto il mondo. Un collettivo unico nel suo genere, i cui show alternano musica mixata alla musica dal vivo, con un repertorio dance pop di alta qualità. Qualità che hanno reso Shanguy un fenomeno internazionale in grado di andare molto lontano.

Shanguy è nato grazie all’incontro tra il dj/produttore italiano NRD1, il songwriter Eon Melka e il cantautore e chitarrista Frank-O, entrambi francesi. NDR1 si è fatto conoscere nel 2013 con la sua versione di “I Follow River” di Lykke Li, mentre Eon Melka arriva da esperienze importanti con Chris Willis e diversi dj del circuito internazionale, alcune delle quali lo avevano già portato a collaborare con Frank-O.

www.shanguymusic.com

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Gabriele Cantando Pascali: Gli spettacoli che faccio sono frutto della mia ricerca, musicale o anche drammaturgica.

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Per la nostra intervista oggi abbiamo ospite Gabriele Cantando Pascali noto maestro, ballerino e coreografo allo IALS di Roma, al MAC – Molinari Art Center di Giacomo Molinari. Nelle sue variegate esperienze in Italia e all’estero, sia in teatro che al cinema, troviamo un suo lavoro coreografico per “Pitti Immagine”, a Firenze, in cui ha realizzato un quadro coreografico per Enrico Coveri, e svariate collaborazioni all’estero trai cui con lo “Studio Harmonic” a Parigi “Pineapple Dance Studio” a Londra. E’ lui il coreografo per il musical “Moulin Rouge” tratta da un’idea  di Francesco Bovino. Nel 2005 il debutto del suo primo spettacolo, “Verandi” interamente coreografato da Gabriele, in cui riesce con incantevole equilibrio a fondere la danza contemporanea con contaminazioni dell’antica arte circense. L’anno successivo, nel 2006, fonda la compagnia “BallettoAlchmia” che debutta nella stessa estate con “Alchimia”. Nel 2007 un nuovo lavoro coreografico in cui si cimenta anche come regista “Il viaggio-storia di una bambola”. Lo spettacolo ottiene riscontri e consensi di pubblico e di critica. Mai pago, Gabriele Cantando Pascali, frequenta la scuola di circo di Torino e la scuola Romana di circo  specializzandosi in acrobazie aeree. Ma non si fermerà certo qui. Possiamo infatti definire Gabriele un eclettico artista a tutto tonto, trasformista, che si è sfidato anche come interprete, studiando e divenendo un attore completo, cantante e  showman andando in scena nel 2017 e 2018 in diversi Teatri Romani con lo spettacolo “Se stasera sono qui” e “Se stasera sono 50” per la regia di Liliana Eritrei. Uno spettacolo di grande successo in cui intrattiene il pubblico cantando, ballando, recitando e toccando scottanti temi, tratti dalla vita quotidiana, tra risa ed amarezza, che la regista ha sceneggiato pennellando il personaggio addosso a questo artista che riporta così in teatro un cabaret televisivo di classe e spassoso al contempo. Un artista, Gabriele Cantando Pascali, che ha la capacità empatica di catalizzare per due ore, i suoi spettatori con eleganza, ironia e leggerezza, facendo sorridere ma anche regalando momenti di riflessione e commozione. Nelle sue passate esperienze è anche un apprezzatissimo presentatore di spettacoli oltre che speaker radiofonico, proprio per questa sua naturale capacità di coinvolgere con accorta sensibilità, la sua platea.

Gabriele grazie davvero di essere qui con noi per il tempo di questa intervista. La prima domanda che desidero porti è cosa della tua approfondita  ricerca, porti dei tuoi spettacoli in cui c’è sempre un messaggio che trasmetti in forma esplicita o meno?

Gli spettacoli che faccio sono frutto della mia ricerca, musicale o anche drammaturgica. Ma sono anche frutto dei miei stati d’animo nel momento in cui creo o provo uno spettacolo e più che veicolare un messaggio ti direi che mi piacerebbe che il pubblico avesse momenti di riflessione.

Ti ricordi il momento clou della tua carriera quello che ti ha fatto comprendere che quello dello spettacolo e della coreografia era il tuo mondo e che sarebbe poi divenuto la tua professione?

Ho vissuto lo studio della danza mio primo amore, sempre come un hobby ma avevo sempre delle proiezioni future a lungo termine; i miei genitori speravano in una carriera forense ma io ogni volta che ero sul palco sentivo che quella era la vita che avrei voluto fare e così ho comunicato ai miei genitori che avrei intrapreso il percorso artistico e non di giurisprudenza, loro ovviamente esprimevano forti dubbi in merito e per un po’ mi hanno contrastato ma io ero ( e sono ) caparbio ed eccomi qui.

Ci racconti l’esperienza da coreografo per il musical “Moulin Rouge” o un’altra esperienza professionale che per te è stata significativa e densa di soddisfazioni?

L’esperienza per il Musical è stata pazzesca. Eravamo un gruppo di amici con tanta voglia di fare capitanati da Francesco Bovino in arte Tekemaya oggi affermato performer e finalista di “ The voice Italia “; devo dire che con incoscienza ci siamo avvicinati a quel lavoro ma i risultati sono stati veramente entusiasmanti.

Le tue performance in teatro sono al tempo stesso un musical, uno spettacolo di danza e una raccolta di racconti ironici e malinconici. Come hai lavorato sulla correlazione tra musica, corpo, e momenti di recitazione?

Uno dei tratti dominanti sella mia personalità è di certo la curiosità che ritengo sia uno degli ingredienti fondamentali proprio della vita, quindi proprio per soddisfare questa mia curiosità mi sono avvicinato alla recitazione, al canto ed alle arti circensi, di conseguenza ho ritenuto un percorso naturale portare in scena un po’ del mio “ vissuto artistico “ anche perché ritengo che un artista oggi debba essere completo.

Quanto tempo dedichi alla preparazione dei tuoi spettacoli sia in veste di coreografo che di showman?

Il tempo che dedico alla preparazione degli spettacoli dipende da tante cose, se sono diretto da un regista sono molto più rilassato e mi piace molto farmi guidare, prendere per mano e portare nelle pieghe più nascoste dell’interpretazione. Se sono in veste di coreografo mi lascio trasportare dalle emozioni che la musica scelta mi suggerisce e tutto fila liscio. In entrambi i casi sono un po’ maniacale, spesso provo i monologhi in metro, in treno per strada sotto lo sguardo stupito della gente che crede stia parlando da solo.

Uno spettacolo con la musica permette, in generale, di condurre gli spettatori a fruire di specifiche sensazioni, ma può anche essere un’arma a doppio taglio, distraente. Secondo te cosa è fondamentale per “catturare” l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo, come egregiamente riesci a fare tu?

Allora io ritengo che uno spettacolo non sia una dimostrazione di amore verso se stessi ma verso il pubblico; il pubblico va amato e rispettato, infatti più si è in amore con il pubblico più la loro attenzione sarà sempre alta ed anche la loro gratitudine.

Un sodalizio quello con la regista e sceneggiatrice Liliana Eritrei, oramai consolidato, ce ne vuoi parlare?

Ho conosciuto Liliana per caso, davvero per caso, un lestofante ci aveva proposto un progetto comune che poi ovviamente è andato in fumo ma fortunatamente l’amicizia con Lilli è rimasta. Tra le varie nostre chiacchierate un pomeriggio le ho proposto di dare uno sguardo a dei video amatoriali che avevo fatto con degli amici, lei ne è rimasta colpita a tal punto che il giorno dopo mi ha chiamato per chiedermi se volevo fare uno spettacolo con lei. Da quel momento è cominciato uno dei viaggi più belli della mia vita. Lei è geniale, mi ha insegnato e continua ad insegnarmi tantissime cose su come affrontare il palco e rispettare il pubblico appunto. Le sono grato.

Ci vuoi anticipare qualche tuo sogno nel cassetto o progetto per il futuro che desideri realizzare?

Sogni nel cassetto, chi non ne ha. Mi piacerebbe realizzare un musical affidandone la regia a Liliana ovviamente ed io curerei le coreografie e mi piacerebbe anche essere uno dei personaggi, purtroppo in Italia le produzioni scarseggiano quindi al momento resta soltanto un sogno. Forse domani…

Ester Campese

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Omaggio a Tex Willer per i suoi 70 anni con la mostra: “TEX. 70 Anni di un mito”, alla Permanente di Milano

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Dal 2 ottobre al Museo della Permanente in Milano prende il via l’originale mostra dedicata ad un mito ovvero Tex Willer, dopo 70 anni dal suo debutto. L’arte del fumetto, non inferiore all’arte pittorica per penetrazione di mercato, vede la “prima striscia” di Tex distribuita in tutte in tutte le edicole italiane il 30 settembre 1948 poi divenuta grafica e fumetto vero e proprio.

Nel tempo si trasforma in un cult e diventa il fumetto mondiale conosciuto e di più di lunga vita mai esistito. L’artefice del tutto è Gianluigi Bonelli che ha inventato il personaggio, reso poi graficamente, da Aurelio Galleppini.

La mostra patrocinata dal Comune di Milano, durerà fino al 27 gennaio 2019 ed è stata curata da Gianni Bono, storico del fumetto italiano, in collaborazione con la redazione di Sergio Bonelli Editore, che con la mostra “TEX. 70 ANNI DI UN MITO”, celebra così il ranger più famoso al mondo. E’ Tex Willer, il saggio capo degli indiani Navajos, che con le sue storie è divenuto un vero e proprio fenomeno di costume. Tex è l’eroe buono dal profondo senso di giustizia e generosità.

Viene dunque offerta ai visitatori della mostra, nel percorso espositivo, una raccolta di disegni fotografie e materiale storico raro, alcuni di questi mai visti od esposti precedentemente. Grazie a questa mostra che include anche installazioni appositamente realizzate, ci si potrà immergere nella atmosfera del Far West e vivere quello che è un vero e proprio irrinunciabile cult per gli appassionati del tema e del personaggio anche detto l’Aquila della Notte.

L’occasione della mostra offre anche un’immersione nell’epopea della storia dell’America attraversando i tempi fino a giungere ai nostri giorni resi attuali nei temi e nelle immagini dagli straordinari artisti della matita e del pennello che hanno reso Tex il mito che tutti noi oggi conosciamo.

Sarà così possibile ripercorrere, attraverso le storiche pagine dei quotidiani dell’epoca, i 70 anni di storia che raccontarono attraverso i fumetti le avventure del coraggioso ranger che si svolgono nelle praterie, foreste e deserti, dall’Arizona al Canada, dal Rio Grande all’Oceano Pacifico.

Ester Campese

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Enio Drovandi: Totip è il personaggio de “I ragazzi della 3ª C” diretto da Claudio Risi” che ha vinto due Telegatti. Ancora oggi un record di ascolti su Italia1

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Enio Drovandi, attore toscano trapiantato da tanti anni a Roma, esordisce nella sua carriera cinematografica guidato dal regista Francesco Massaro ne “I miracoloni”. Recita nel corso della sua carriera al fianco di attori di primissimo piano come Benigni di cui è anche caro amico, ma anche con Banfi, Tognazzi, Dorelli, Montesano, Abatantuono, Calà, la Antonelli e Lory Del Santo. Molti i ruoli rilevanti che interpreta in diversi film: ricordiamo “Sapore di mare” di Carlo Vanzina, “Speriamo che sia femmina” e “I picari” di Mario Monicelli. Anche le commedie all’Italiana lo vedono protagonista tra gli anni Ottanta e Novanta e nel Duemila come pure in TV ha un enorme successo in fiction come “I ragazzi della 3ª C” diretto da Claudio Risi, “Classe di ferro” di Bruno Corbucci, “Lo zio d’America 2” con la regia di Rossella Izzo e “Un ciclone in famiglia” di Carlo Vanzina. Si dedica anche al teatro in cui esordisce nella commedia con Fabrizio Bracconeri in “W le miss”, di cui lui stesso cura la regia. E’ attore protagonista in “Se il maniaco viene a cena” e “Il maniaco 2 – La vendetta”, per la regia di Salvatore Scirè, nonché in moltissimi altri spettacoli, sempre con grande successo. Enio oltre ad avere un grande umanità, maggiormente consapevole dopo un grave incidente stradale avvenuto nel 1989, è davvero un grande e completo artista: infatti oltre ad essere attore, è anche scrittore e regista di cinema, teatro e TV. 

Grazie carissimo Enio di essere qui con noi oggi per questa intervista. Tu sei un artista ed hai il tratto dell’umorismo tipico dei toscani che ti contraddistingue in modo netto e ti fa riconoscere dai tuoi fan; cosa ci dici tu al riguardo?

In effetti è una mia caratteristica. Devo dividere la mia carriera artistica e personale in due modi: famoso e non anonimo e invece anonimo famoso. Mi spiego meglio, nel corso degli ultimi 20 anni la mia fisicità è cambiata e quindi è passata da ragazzo ad una fisicità da uomo. Sono molto più bello ora – sorride – mi definirei un bellissimo uomo affascinante. Prima ero un simpatico guascone della commedia e la mia faccia era uguale al personaggio dei miei film. Nella seconda parte della mia vita ho avuto invece la fortuna di potermi gustare il successo gestendo i tempi, ovvero quando lo dico io, quando lo comunico in una occasione “ufficiale”, ma posso anche viaggiare da anonimo nella mia mia vita. Ecco perché mi definisco un anonimo famoso.

Un aneddoto simpatico dei tuoi esordi?

Gli aneddoti sono svariati, non uno solo. Si parla di una persona che parte dalla provincia di Pistoia con una famiglia di estrazione contadina alle spalle e viene a Roma per fare l’attore; che dire, per ogni film c’è legato un particolare aneddoto o più. Mi vengono in mente i viaggi fatti in treno, per esempio, e per non pagare il biglietto, che soldi non ce ne erano, alle stazioni scendevo dal treno, per risalire alla carrozza dove era già passato il controllore appunto per non pagare il biglietto. Potrei dire che ero un frequentatore delle pensiline, ma in questo modo facevo Firenze/Roma senza pagare il biglietto. O come la prima volta che sono venuto a Roma convinto di esser un play boy ho notato una donna che mi guardava e sorrideva. Già pregustavo il successo e pensavo di averla conquistata, ma poi mi resi conto che era una prostituta ed era quindi chiaro che mi facesse l’occhiolino….

Un personaggio legato ai tuoi successi e che tutti noi ricordiamo è senz’altro Totip, questo ti fa piacere o lo senti come un clichè?

No, non lo sento un clichè. Totip è rimasto nel cuore di tantissimi; è il personaggio de “I ragazzi della 3ª C” diretto da Claudio Risi” che ha vinto due Telegatti un superstrike che ha ancora oggi il record degli ascolti su Italia 1, ma sono legato anche a Iacocca che ha il record di ascolti di 11 milioni. Tutti personaggi che ho amato, come pure Cecco personaggio di uno dei film fatti con Monicelli regista che ha dato anche una svolta culturale alla mia carriera.

Una domanda più personale: come è cambiata la tua vita da quel tragico incidente?

Il 1989, l’anno dell’incidente è lo spartiacque della mia vita. In qualche modo è il Mosè della situazione. Definisce lo spartiacque tra una vita dedicata al cercare il successo a tutti i costi con i “benefits” che comporta ed una vita in cui ricercare il valore del tempo con i relativi vantaggi. Quindi da allora nel mio animo ho compreso che io voglio essere ricchissimo di tempo e non di denaro. Quando ho guadagnato per oggi e il domani, il dopodomani lo lascio agli altri. Oggi se penso di andare in piscina a prendere il sole ci vado, prima invece andavo a lavorare e poi se restava tempo in piscina. Il tempo è una moneta importantissima che nessuno ti rende più. Poi non scordiamo che l’ultimo vestito che indossiamo nella vita non ha tasche e quindi non ci portiamo niente dietro. Ogni anno, da allora festeggio con “La festa della vita” l’unica festa al mondo dove si celebra la vita e da ben 29 anni consecutivi. Ne ha parlato anche il Times.

Oggi il modo di fare umorismo secondo te è cambiato rispetto agli anni 80/90?

Si!; è cambiato perché sono cambiati i tempi. Prima c’era anche più tempo per raccontare delle storie, Walter Chiari insegna. C’era l’avanspettacolo con i grandissimi che hanno fatto gli apripista come Tognazzi, Sordi, Montagnani. Con l’avvento di internet la velocità è aumentata e quindi anche la battuta deve essere veloce. Ma non c’è più la gavetta e questo è un peccato perché i ragazzi che vogliono fare spettacolo non hanno più esempi se non andare a cercare i vecchi maestri. In questo modo si va a bloccare il talento. Oggi basta essere un battutista in TV e poi magari dal vivo finisce tutto e “cadi”. Ecco perché ci ricordiamo ancora i vecchi grandi Maestri. Quindi che dire, oggi c’è il nulla. Me lo diceva già anche Fellini: “Enio la televisione ha smitizzato l’attore, lo ha reso talmente spezzettato che non c’è più la magia dell’attore”. Questo te lo dico con rammarico in negativo, anche se in positivo è un mondo più aperto. Non ci sono però modelli concreti: sono “qualcuno” perché faccio “Uomini e Donne” o “il Grande Fratello”, ma finito quel momento cala il sipario, se non c’è sostanza. C’è grande diversità tra essere noti ed avere successo. Sei una persona di successo se dopo 20 anni ancora la gente ti riconosce come un artista che ha credibilità.

Il regista con cui ti sei trovato meglio?

E’ come per i personaggi, non posso scegliere tra mamma è papà. Diciamo che ho avuto tante famiglie non posso scegliere un babbo o una mamma solamente. Carlo Vanzina è stato importantissimo per me, ma non posso scordare Monicelli con il quale sono l’unico attore al mondo ad essere stato diretto quatto volte. Ad una cena con i giornalisti, disse – a Bordini di Firenze, lo rammento ancora – “il maggiore attore attuale con talento? Non ho dubbi Enio Drovandi “. Non posso scodare però nemmeno tutti gli altri con cui ho lavorato.

Oltre il cinema e il teatro hai anche recitato in TV e in diverse fiction che fra l’altro ti hanno portato, lo dicevamo prima, per due anni di seguito a vincere il Telegatto: di questo cosa ci dici?

Sai Ester, devo dire che nella mia carriera ho provato il vero successo. C’è stato un periodo in cui per fare cento metri in Via del Corso a Roma ci impiegavo una infinità di tempo perché non riuscivo a camminare per la tanta gente che mi si accalcava intorno. Questo è molto bello, è l’affetto del pubblico, ma di contro non potevi uscire di casa. Avevo anche voglia di andare al caffè e non essere riconosciuto. Oggi sono famoso quando lo voglio io, ad esempio anche attraverso un video ed adesso è fantastico, hai lo spazio giusto. Insomma un conto è che ti riconoscono e magari anche con garbo ti si avvicinano e ti salutano, ed un conto era quando non riuscivo nemmeno a prendere un caffè se non dopo un’ora che ero entrato in un bar. E allora non c’era internet!

A fine 2017 hai scritto un cortometraggio/docufilm su Francesco Nuti, ci vuoi raccontare come è andata?

Lo sto montato proprio in questi giorni. Ha un titolo provvisorio “Ti vogliano bene Francesco Nuti” ed è prodotto da Film’in Tuscany. Il corto è scritto diretto ed interpretato da me. Al mio fianco Anna Maria Malipiero, ex compagna di Nuti e madre di Ginevra. Nel film anche un bimbo Francesco Petit Bon e la partecipazione di Paolo Rossi, il mitico Pablito dei mondiali di calcio. Il prologo è fatto da Veronesi e le musiche sono di Giovanni Nuti, fratello di Francesco, che fra l’altro ha vinto il Davide di Donatello per le musiche di “Tutta colpa del Paradiso”. Nel docufilm racconto ad un bimbo la vita di Francesco attraverso i film che Nuti ha interpretato. Uscirà nei maggiori Festival Italiani ed Europei entro un mese.

Un progetto non ancora realizzato che invece hai a cuore?

Sto preparando un altro progetto a breve, in cui ci saranno venti ragazzi e ragazze noti dove racconto le feste in casa. Il titolo è “Un amore in guance rosse”; in questo film si raccontano i sentimenti e la poesia delle feste in casa, dal ballo della scopa al gioco della bottiglia.

Poi sai che sono diventato responsabile nazionale dell’ASI Spettacolo per la promozione e divulgazione di nuovi artisti, anche quelli alle prime esperienze. L’ufficio è a Cinecittà, ma chi fosse interessato può anche consultare la pagina ufficiale “Enio Drovandi Asi”.

Poi ho anche il mio canale Youtube aperto da poco più di un anno e con mia meraviglia ha un seguito di 1 milione e mezzo di visite. Ovviamente ringrazio lo staff che cura il canale. Queste sono cose che ti danno soddisfazione se pensi che vado poco in TV e faccio pochi film. Questo vuol dire che qualcosa di me della vita artistica è rimasta.

Grazie Ennio ed in bocca al lupo per tutto.

Ester Campese

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Gli Shooting di Mondospettacolo: Foxy Blaze

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Amici di Mondospettacolo, oggi sono in compagnia della fotomodella torinese Foxy Blaze.

Foto di Edoardo Sibona Tacco

Ho incontrato Foxy un mesetto fa, ci siamo presi un caffè e subito l’ho proposta per uno shooting (nudo/glamour) al grandissimo fotografo Torinese Nanni Sibona Tacco, che a sua volta l’ha proposta al suo staff.

Foto di Edoardo Sibona Tacco

Detto..Fatto, et voilà pochi giorni dopo abbiamo scattato Foxy in studio e da subito abbiamo capito che questa giovanissima 18enne sarebbe stata in grado di farci realizzare uno shooting favoloso.

Foto di Edoardo Sibona Tacco

Eccola quindi e finalmente su Mondospettacolo in questo redazionale con le foto realizzate da Nanni Sibona Tacco (la copertina), da Edoardo Sibona Tacco e da Valerio Tampellini.

Foto di Edoardo Sibona Tacco

Foxy benvenuta su Mondospettacolo, come stai innanzitutto?

Ciao Alex, io sto alla grande e sono felicissima di essere qui con te per far vedere al tuo numerosissimo pubblico i bellissimi scatti che abbiamo realizzato insieme.

Foto di Edoardo Sibona Tacco

Che emozione hai provato a scattare con  Nanni Sibona Tacco e il suo staff?

E’ stata un’ esperienza fantastica, con uno staff molto professionale, che mi ha messo subito a mio agio, nonostante io sia stata praticamente nuda tutto il tempo (ride). Abbiamo realizzato degli scatti a dir poco spettacolari e spero che facciano appassionare anche i tuoi lettori, perché so che tu ti sei già emozionato (ride).

Foto di Valerio Tampellini

Lo puoi dire forte, ma appunto il nudo, tu sai che sei praticamente l’unica modella di questa città (Torino) che ho pubblicato su Mondospettacolo completamente senza veli…? Cosa pensi al riguardo?

Caro Alex, fare nudo per me è una cosa naturale, dato che fin da piccola mi sono appassionata a questo genere fotografico, quindi per me stare sul set senza veli è stato come berci una corona al bar, così come stiamo facendo ora (sorride).

Foto di Valerio Tampellini

Che cosa ti aspetti da questo articolo, credi che i tuoi seguaci dei vari social aumenteranno?

Ovviamente si e ringrazio fin da subito tutti coloro, che si appassioneranno al mio lavoro di fotomodella, e prossimamente anche attrice…(sorride).

Foto di Valerio Tampellini

 

Bene Foxy, la nostra intervista termina qui, a nome mio e di tutta la nostra redazione ti rinnovo i miei complimenti e sono sicuro che ci rivedremo spesso e volentieri su Mondospettacolo per parlare dei nuovi progetti che ci aspettano.

Grazie Alex, gentilissimo, è sempre un piacere collaborare con te e con Mondospettacolo, mando un bacione a te e a tutti coloro che fin qui ci hanno seguiti e colgo l’occasione per lasciarti i miei contatti social!

(Foxy con il Direttore di Mondospettacolo Alessandro Cunsolo) Foto di Valerio Tampellini 

https://www.facebook.com/miky.foxyblaze

https://www.instagram.com/foxy.blaze/?hl=it

Alex Cunsolo

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